Il mio percorso non si configura come un’adesione a un’etichetta politica. Anzi, evito accuratamente tali definizioni, poiché le trovo eccessivamente riduttive e potenzialmente limitanti. La politica, lungi dall’essere un’entità astratta e distante, un’arena separata dal resto della società, è intrinsecamente legata alla vita quotidiana, al tessuto connettivo che ci unisce. Ignorarla, o pretendere di essere al di sopra di essa, sarebbe un errore imperdonabile, una forma di miopia intellettuale.Il mondo dello sport, che mi rappresenta, spesso viene percepito come un’area di purezza, di competizione al di sopra di interessi esterni. Ma questa percezione è ingannevole. Le scelte che riguardano le infrastrutture sportive, i finanziamenti, la formazione dei giovani atleti, la regolamentazione delle competizioni, sono inevitabilmente plasmate da decisioni politiche, spesso complesse e contraddittorie. Negare questa interconnessione significherebbe chiudere gli occhi di fronte alla realtà.Non propongo un’immersione acritica nella politica, né un’adesione cieca a un partito o a un’ideologia. Al contrario, auspico un dialogo costruttivo, un confronto aperto e onesto tra il mondo dello sport e le istituzioni. Un dialogo che tenga conto delle peculiarità e delle esigenze del movimento sportivo, ma che sia anche consapevole delle responsabilità che derivano dall’appartenenza a una comunità.Credo fermamente che lo sport possa essere un potente strumento di cambiamento sociale, un vettore di valori come la lealtà, il rispetto, la perseveranza, l’inclusione. Ma per realizzare appieno questo potenziale, è necessario che lo sport sia in sintonia con le politiche pubbliche, che sia in grado di contribuire attivamente alla costruzione di un futuro più giusto e sostenibile.Non si tratta di imporre una visione, ma di sollecitare un processo partecipativo, un’occasione per ascoltare le voci di chi opera quotidianamente nel mondo dello sport, dai professionisti agli appassionati, dai dirigenti ai volontari. Un processo che miri a individuare soluzioni concrete per affrontare le sfide che ci attendono, dalla lotta al doping alla promozione dello sport di base, dalla sostenibilità ambientale alla parità di genere.La mia intenzione non è quella di ergersi a paladino di una causa, ma di facilitare un incontro, un confronto, un’opportunità per costruire ponti e superare le divisioni. Un approccio che riconosca la complessità del panorama politico e la necessità di un impegno collettivo per il bene comune. Perché lo sport, in fondo, è molto più di un gioco: è un linguaggio universale che può unire le persone e ispirare un mondo migliore.