Kamaldeen Sulemana, l’ala ghanese approdata all’Atalanta dal Southampton, si presenta non come un erede designato, né come un sostituto di nessuno, ma come un elemento a sé stante, pronto a contribuire con la propria unicità al progetto nerazzurro.
La sua ambizione non risiede nell’emulazione diretta di Adam Lookman, attualmente al centro di voci di mercato per un possibile trasferimento all’Inter, bensì nell’assimilazione delle sue qualità, affiancandole all’esperienza passata e all’osservazione di figure come Papu Gomez, la cui traiettoria lo ha portato al Siviglia.
L’arrivo in Lombardia rappresenta la concretizzazione di un sogno: giocare la Champions League, competizione che Sulemana ha seguito con passione, studiando il gioco dell’Atalanta anche negli anni precedenti.
Pur non rivelando le motivazioni specifiche del tecnico Juric, l’ala ghanese percepisce di possedere caratteristiche che possono arricchire il collettivo: velocità, reattività e un approccio diretto al gioco.
La sua stima per Juric si concentra sulla mentalità vincente e sulla forte cultura del lavoro che il tecnico ha dimostrato, qualità che l’ala ha riscontrato sia al Southampton che a Bergamo, dove l’allenatore si distingue per la sua capacità di trasmettere conoscenze e per la predilezione verso giocatori desiderosi di apprendere e migliorare.
Sulemana si definisce un attaccante versatile, in grado di ricoprire il ruolo di ala e di contribuire sia con gol che con assist.
Tuttavia, la sua vocazione primaria è quella di adattarsi alle esigenze tattiche della squadra, diventando un punto di riferimento a prescindere dalla specifica posizione in campo.
Il suo stile di gioco è improntato all’abilità di superare l’avversario, di creare opportunità per i compagni e di utilizzare il dribbling come strumento efficace, pur consapevole della necessità di dosarlo con intelligenza.
L’attacco dell’Atalanta, un concentrato di talento e personalità, rappresenta un terreno fertile per la crescita.
La presenza di giocatori come Scamacca, De Ketelaere, Touré, Samardzic e, naturalmente, Lookman, offre un’opportunità unica di apprendimento e stimolo reciproco.
L’ammirazione per Ronaldinho, ispirazione fin dall’infanzia, lo ha portato a desiderare il numero 10, ma l’impossibilità di ottenerlo lo ha condotto alla scelta del 7, un numero che lo lega, in modo simpatico, all’altro Sulemana, Ibrahim, presente nel club.
Il soprannome “Dino”, affibbiatogli dai compagni, sottolinea ulteriormente la sua integrazione in un gruppo dinamico e proiettato verso il futuro.