VAR e rigori: analisi e polemiche Juventus-Fiorentina e Lazio-Lecce

L’analisi dell’episodio contestato nel match Juventus-Fiorentina, riguardante il contatto tra Marì e Vlahovic, ha posto al centro del dibattito l’evoluzione e l’applicazione del sistema VAR, come illustrato da Gianluca Rocchi, designatore arbitrale della CAN, nel format “Open VAR”.

La revisione al VAR, lungi dall’essere una mera conferma o negazione della decisione iniziale, si è rivelata cruciale per una valutazione più approfondita, modificando la prima impressione condivisa anche dall’arbitro in campo, Doveri.
Rocchi ha chiarito che il VAR non è un organo di appello, ma uno strumento di supporto decisionale, sottolineando che la sua prerogativa di intervento non è limitata a errori evidenti, ma si estende a qualsiasi aspetto della partita che possa influenzarne il risultato.
L’evoluzione del protocollo VAR, avvenuta nel corso degli anni, ha comportato un cambiamento nell’approccio e nell’utilizzo di questo strumento, con una crescente attenzione alla precisione e all’accuratezza delle decisioni arbitrali.

La ricerca della “decisione giusta” è divenuta l’imperativo guida, in un campionato dove l’equilibrio e la competizione sono elementi imprescindibili.
Questa aspirazione alla perfezione si traduce in una maggiore severità nell’assegnazione dei rigori, che devono incarnare la certezza assoluta, escludendo interpretazioni marginali o dubbie.
L’espressione “un rigore non è un granché ma andrebbe lasciato” o l’affermazione che sia preferibile “non fischiare niente” generano preoccupazione, poiché minano la responsabilità e la funzione decisoria degli arbitri.

La decisione, per quanto complessa e sotto scrutinio, deve essere presa con coraggio e consapevolezza.
Un altro episodio analizzato è stato l’annullato gol di Sottil in Lazio-Lecce, dove Rocchi ha espresso rammarico per la mancata richiesta di revisione in campo (“on field review”).

La situazione ha evidenziato una tendenza preoccupante: la simulazione di contatto, anche minimo, per ingannare l’arbitro.

In particolare, la teatralizzazione di un contatto sul petto, seguito dal contatto con il volto, genera un’illusione di gravità che induce l’arbitro ad errore.

In questi casi, l’intervento del VAR si rivela non solo necessario per correggere l’errore, ma anche per contrastare un comportamento scorretto e ingannevole, che mina la correttezza e la sportività del gioco.

La lotta contro queste dinamiche simulative è cruciale per preservare l’integrità del calcio.

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