La Federazione Spagnola di Calcio (RFEF) ha comunicato ufficialmente l’impossibilità di schierare Lamine Yamal nelle imminenti sfide di qualificazione ai Mondiali 2026 contro Georgia e Turchia, un forfait che ha sollevato una profonda perplessità e un notevole dispiacere all’interno dell’organizzazione.
La vicenda trascende la semplice assenza di un talento emergente e tocca questioni cruciali relative alla gestione della salute dei calciatori, alla comunicazione tra club e nazionale, e alla responsabilità nella tutela del benessere degli atleti.
La decisione di escludere Yamal è stata presa a seguito di un intervento medico a cui il giocatore si è sottoposto poche ore prima dell’inizio del raduno nazionale.
Si tratta di una procedura di radiofrequenza mirata a trattare una condizione dolorosa localizzata nella regione pubica, una scelta terapeutica che, per la RFEF, avrebbe dovuto necessariamente coinvolgere i propri medici fin dalle prime fasi.
L’amarezza della federazione deriva dal fatto che la comunicazione relativa all’intervento è giunta in ritardo, solo alle 22:40 del giorno precedente, attraverso un rapporto che raccomandava un periodo di riposo di sette a dieci giorni.
Questa tempistica ravvicinata, e soprattutto la mancanza di preavviso, ha compromesso la possibilità di valutare adeguatamente le condizioni del giocatore e di pianificare una gestione ottimale del suo recupero.
La priorità assoluta della RFEF, come sottolineato nel comunicato, è garantire la salute e il benessere dell’atleta, e in assenza di informazioni complete e tempestive, l’opportunità di farlo è stata irrimediabilmente compromessa.
L’episodio solleva interrogativi sulla collaborazione tra il Barcellona, club che tesse la carriera di Yamal, e la nazionale spagnola, evidenziando una potenziale lacuna nella condivisione di informazioni mediche essenziali.
La trasparenza e la comunicazione proattiva sono principi fondamentali nella gestione di un atleta di alto livello, soprattutto in un contesto internazionale dove la responsabilità è condivisa tra club, federazione e giocatore stesso.
La vicenda di Yamal non è solo una questione di convenienza tattica o di calendario, ma un campanello d’allarme che invita a una riflessione più ampia sul sistema di tutela della salute dei calciatori, un tema sempre più complesso in un’era di prestazioni sempre più estreme e di pressione mediatica costante.
L’esclusione del giovane talento è, dunque, una misura precauzionale, un atto di responsabilità nei confronti del giocatore e un monito per il futuro, volto a rafforzare i protocolli di comunicazione e a garantire che la salute dell’atleta rimanga sempre al centro di ogni decisione.







