“Un’onda di polemiche si è scatenata, amplificata dai social media, in seguito agli eventi accaduti al Viola Park il 26 maggio, un’eco che ha investito l’ambiente calcistico e proiettato al centro della cronaca un episodio di presunta violenza. Al di là delle ricostruzioni frammentarie e delle interpretazioni contrastanti, è la voce di Nicolò Zaniolo a emergere, attraverso un messaggio diffuso su Instagram, a tentare di restituire una narrazione alternativa.L’atleta, evidentemente turbato, ha scelto la piattaforma social per comunicare direttamente con il pubblico, preferendo questo canale alla tradizionale conferenza stampa, forse nella speranza di evitare una successiva escalation di domande e contro-domande. Il suo messaggio, conciso ma denso di implicazioni, si focalizza su due elementi chiave: l’iniziativa di un contatto con la Procura della Repubblica e l’affermazione di essere stato oggetto di insulti e provocazioni ingiustificate.La decisione di informare l’autorità giudiziaria segnala la gravità percepita dell’accaduto e suggerisce la volontà di cooperare pienamente con le indagini, presentando la propria versione dei fatti e richiedendo una verifica indipendente degli eventi. Questo gesto implica, inoltre, la convinzione di aver subito un’azione lesiva che merita di essere chiarita e sanzionata.L’affermazione di essere stato “bersaglio di offese ingiustificate” è cruciale. Non si limita a negare la responsabilità di aver partecipato alla presunta rissa, ma introduce un elemento di aggressività preesistente. Implica che le sue azioni, qualunque esse siano state, siano state innescate da un comportamento ostile e provocatorio. Questo spostamento dell’attenzione, da un possibile comportamento aggressivo a una reazione a un’offesa, tenta di riposizionare l’atleta come vittima, piuttosto che come protagonista attivo di un episodio di violenza.L’uso di Instagram, un mezzo di comunicazione diretto e informale, accentua la sensazione di un tentativo di controllo della narrazione. È una strategia volta a bypassare i canali mediatici tradizionali, spesso considerati in grado di distorcere o manipolare la verità. Permette a Zaniolo di esprimersi con parole proprie, senza l’intermediazione di giornalisti o addetti stampa, anche se ciò espone a nuove critiche legate alla gestione della comunicazione.L’intera vicenda solleva interrogativi profondi sulla gestione delle emozioni e della competizione nel mondo del calcio, sulla pressione esercitata sui giovani atleti e sulle conseguenze delle dinamiche di gruppo. Al di là della verità processuale, che dovrà essere accertata dalle autorità competenti, emerge la necessità di un dibattito più ampio sulla responsabilità individuale e collettiva nel prevenire e gestire episodi di violenza, sia dentro che fuori dal campo.”