La tensione tra Israele e Papa Francesco è destinata a crescere, con il Pontefice che ha nuovamente espresso la sua preoccupazione per la situazione a Gaza, denunciando apertamente ciò che definisce “crudeltà”. Tel Aviv ha risposto duramente alle accuse del Papa, sostenendo che le sue osservazioni sono fuori contesto e non tengono conto della lotta di Israele contro il terrorismo jihadista. La questione si è complicata ulteriormente con il rifiuto da parte delle autorità israeliane di concedere al Patriarca Pierbattista Pizzaballa il permesso di recarsi a Gaza per una visita pastorale in vista del Natale, una decisione contrastante con quanto affermato da Papa Francesco.L’incomprensione tra le due parti è evidente: mentre il Papa denuncia la violenza indiscriminata contro i bambini palestinesi, Israele difende le proprie azioni come necessarie per proteggere la propria popolazione dai terroristi. Le parole dure del ministero degli Affari Esteri israeliano mettono in discussione non solo la relazione tra Israele e la Chiesa cattolica locale, ma anche la possibilità di continuare l’opera pastorale tra i cristiani nella regione sempre più instabile di Terra Santa.La retorica utilizzata dalle due parti riflette una profonda divergenza di vedute sulla situazione in Medio Oriente: mentre Israele si difende accusando i terroristi palestinesi di usare i bambini come scudi umani e compiere atti barbarici come sequestri e abusi, il Papa insiste sul concetto di crudeltà nel trattamento dei civili innocenti. La mancanza di dialogo e comprensione reciproca sembra rendere difficile trovare una soluzione pacifica e duratura al conflitto.
Tensione tra Israele e Papa Francesco: accuse e contrasti su Gaza.
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