lunedì 28 Luglio 2025
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Allarme a Taranto: Sospendere il voto sull’ex Ilva, serve trasparenza.

Un grido d’allarme risuona a Taranto, interpellando il sindaco Pietro Bitetti e l’intero Consiglio comunale: il voto sull’Accordo di Programma relativo all’area ex Ilva, previsto per il 30 luglio, deve essere sospeso.

L’urgenza della richiesta, lanciata congiuntamente dagli attivisti Fabio Matacchiera (Fondo Antidiossina) e Alessandro Marescotti (Peacelink), non nasce da una semplice contrarietà politica, ma da una profonda preoccupazione per la legalità, la trasparenza e, soprattutto, la salvaguardia della salute pubblica in una comunità già profondamente segnata.
A cinque giorni dalla data cruciale, la situazione si presenta a dir poco anomala: il testo completo dell’accordo, documento che dovrebbe essere oggetto di un’attenta e ponderata valutazione da parte dei consiglieri eletti, non è stato ancora messo a disposizione.

Questa mancanza, di per sé grave, si accompagna a un’altra criticità: il documento si appoggia a un complesso parere tecnico di oltre 400 pagine, un’opera di ingegneria giuridica e ambientale che, inspiegabilmente, rimane sigillata, preclusa all’accesso dei cittadini.
Si parla di un “parere tecnico” come se fosse un mero dettaglio burocratico, mentre in realtà rappresenta la chiave di volta per comprendere l’impatto ambientale e sanitario dell’accordo.

Questa opacità non è una svista amministrativa, ma una violazione del diritto fondamentale alla partecipazione, sancito dalla Convenzione di Aarhus, un trattato internazionale che mira a garantire la trasparenza e la responsabilità delle decisioni ambientali.
La fretta con cui si sta procedendo, imposta dall’alto, appare in contrasto con i principi democratici che dovrebbero governare l’azione pubblica.

Le preoccupazioni non si limitano alla mera forma procedurale.

La comunità tarantina, già provata da anni di inquinamento e da un’eccesso di mortalità documentato, si trova di fronte a una decisione che potrebbe legittimare il riavvio degli altiforni, con conseguenze potenzialmente devastanti.
La questione della salute pubblica non è un dettaglio secondario, ma il fulcro di un dibattito che coinvolge il diritto alla vita e a un ambiente salubre.

Inoltre, l’accordo appare carente di elementi essenziali: manca un acquirente solido e affidabile, la cui firma dovrebbe garantire la sostenibilità economica e ambientale del progetto.

Le promesse di decarbonizzazione, avanzate in termini generici, risultano prive di fondamento concreto, alimentando dubbi sulla reale volontà di invertire la rotta verso un futuro più sostenibile.

Si parla di “transizione ecologica” senza fornire garanzie tangibili, rischiando di trasformare l’accordo in una semplice operazione di facciata.

L’assenza di trasparenza, la mancanza di un acquirente definito e le incertezze legate alla decarbonizzazione configurano un quadro allarmante, che rende impossibile una valutazione responsabile da parte dell’amministrazione comunale e della cittadinanza.
In caso di un voto affrettato e opaco, gli attivisti si riservano la facoltà di adire le vie legali, rivolgendosi alla Procura della Repubblica per tutelare il diritto alla giustizia e a un processo decisionale corretto.

Questo comunicato assume, pertanto, il valore di una diffida formale, un monito a non compromettere il futuro di una comunità che ha già pagato un prezzo troppo alto.

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