mercoledì 13 Agosto 2025
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Non solo Gaza e Ucraina, le guerre dimenticate che infiammano il mondo

(Adnkronos) – Mentre l'attenzione mediatica e diplomatica resta puntata sulla guerra in Ucraina – con l'avvicinarsi dell'atteso summit Trump-Putin in Alaska – e sul conflitto tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza – dove sembra rafforzarsi la prospettiva di una ripresa dei negoziati – decine di altri teatri di guerra continuano a destabilizzare vaste aree del mondo. Crisi umanitarie, scontri etnici, insurrezioni jihadiste e guerre civili provocano decine di migliaia di morti, milioni di sfollati, con intere regioni fuori dal controllo degli Stati. Uno scenario che, secondo l'Uppsala Conflict Data Program e i rapporti di organizzazioni come Human Rights Watch (HRW) e International Crisis Group (ICG), riguarda oltre 50 Paesi.  
A partire dal Myanmar, travolto dopo il colpo di Stato del 2021 da una guerra civile che vede la giunta militare contrapposta alle forze ribelli riconducibili al Governo di Unità Nazionale in esilio. Come sottolinea il Guardian, dal 2024 i ribelli hanno guadagnato terreno nelle regioni Shan e Karen. Il bilancio supera i 50mila morti e i 3 milioni di sfollati.  In Sudan, la guerra tra Forze armate e Forze di supporto rapido, iniziata nell'aprile 2023, ha già provocato oltre 150mila vittime e 12 milioni di sfollati interni, aggravando una crisi alimentare già a livelli drammatici.  In Siria la situazione resta altamente instabile dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad lo scorso dicembre. Il nuovo governo transitorio, guidato dal presidente ad interim Ahmad al-Sharaa, pur in via di consolidamento, fatica a esercitare un controllo effettivo sull'intero territorio: violenze settarie, scontri con milizie pro-Assad e instabilità nelle province continuano a causare vittime e sfollati. La crisi umanitaria resta gravissima, con oltre 16 milioni di persone bisognose di assistenza secondo l'Onu.  
Resta poi minacciosa l'insorgenza jihadista in Mali, Burkina Faso e Niger, dove gruppi affiliati ad al-Qaeda e al sedicente Stato Islamico hanno intensificato gli attacchi, approfittando del vuoto di potere in vaste aree del Sahel. Insurrezioni jihadiste e violenze etniche sono diffuse anche in Nigeria e Burkina Faso, mentre in Etiopia la violenza dilaga nelle regioni di Amhara e Oromia, con scontri tra esercito federale e milizie locali. In Somalia, gli al-Shabaab hanno intensificato le operazioni colpendo città e obiettivi strategici con attentati e raid armati.  
Altra guerra dimenticata è quella in Yemen, dove il governo riconosciuto dalla comunità internazionale combatte i ribelli Houthi, alleati dell'Iran, che controllano ampie zone del Paese inclusa la capitale Sana'a. In Messico si registrano scontri armati tra forze di sicurezza e cartelli della droga, con caratteristiche di guerra a bassa intensità, e situazioni di estrema precarietà persistono in Paesi dell'America Latina come Haiti e Venezuela.  Per tanti conflitti che vanno avanti, ci sono anche guerre che sembrano avviarsi verso una soluzione diplomatica. L'8 agosto, il premier dell'Armenia, Nikol Pashinian, e il presidente dell'Azerbaigian, Ilham Aliyev, hanno firmato alla Casa Bianca un impegno a sottoscrivere un accordo di pace per mettere fine a un conflitto radicato nella storia del Caucaso. Contestualmente, sono stati siglati anche accordi economici bilaterali con gli Stati Uniti. Il 28 giugno, sempre a Washington, la Repubblica Democratica del Congo e il Ruanda hanno firmato un'intesa per ridurre le ostilità, che prevede la fine del sostegno reciproco a gruppi armati. L'accordo arriva dopo le accuse rivolte a Kigali di appoggiare i ribelli dell'M23, protagonisti di una violenta offensiva nell'est della Rdc. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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