mercoledì 13 Agosto 2025
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Agricoltura in Cuneo: ispezioni rivelano gravi irregolarità e sfruttamento

Nel cuore della provincia di Cuneo, una serie di ispezioni mirate, parte di un’iniziativa nazionale più ampia, ha rivelato un quadro preoccupante relativo all’applicazione delle norme sul lavoro nel settore agricolo.
I Carabinieri, affiancati da esperti del Nucleo Ispettorato del Lavoro (Nil), hanno condotto verifiche approfondite in cinque aziende, evidenziando criticità significative che sollevano interrogativi sulla legalità e sulla tutela dei diritti dei lavoratori.

Le indagini, condotte da personale specializzato e addestrato specificamente per questo tipo di operazioni, hanno messo in luce un tessuto di irregolarità che va ben oltre il semplice impiego di manodopera non regolarmente assunta.

La sospensione immediata dell’attività produttiva imposta a una delle aziende, per l’impiego di personale in nero che supera la soglia del 10% della forza lavoro totale, testimonia la gravità delle violazioni riscontrate.
L’attenzione si è focalizzata anche sulla crescente problematica legata al rischio calore, un fattore sempre più rilevante nel contesto lavorativo agricolo.

L’accertamento del mancato rispetto del protocollo di sicurezza e la conseguente violazione dell’ordinanza regionale del 1° luglio, che vieta il lavoro all’aperto tra le 12:30 e le 16:00 in condizioni di esposizione solare intensa, sottolinea la necessità di una maggiore consapevolezza e applicazione delle misure di prevenzione dei rischi per la salute dei lavoratori.
Questa violazione non solo mette a repentaglio la sicurezza dei dipendenti, ma evidenzia anche una potenziale mancanza di formazione e di informazione da parte dei datori di lavoro.
Le contestazioni che verranno rivolte ai cinque datori di lavoro includono una vasta gamma di illeciti, tra cui il lavoro nero, l’utilizzo di metodi di pagamento non tracciabili che eludono i controlli fiscali e previdenziali, la falsificazione dei registri delle presenze per giustificare orari di lavoro eccessivi e la negligenza nell’assicurare le visite mediche obbligatorie per la verifica dell’idoneità fisica dei lavoratori.
Si evidenzia inoltre una carenza nella formazione professionale offerta, privando i lavoratori di competenze essenziali per svolgere le proprie mansioni in sicurezza e nel rispetto delle normative vigenti.
L’analisi del campione di 73 lavoratori sottoposti a verifica – in larga maggioranza di origine straniera – ha rivelato che 5 di loro erano impiegati in nero, una statistica che amplifica le preoccupazioni relative all’exploitazione e alla vulnerabilità di questa categoria di lavoratori.

L’espulsione del lavoratore risultato irregolare nel territorio nazionale rappresenta una conseguenza diretta della violazione delle leggi sull’immigrazione e sottolinea l’impegno delle autorità nel contrasto all’irregolarità e alla tutela dei diritti fondamentali.

L’operazione mette in luce una sfida complessa che richiede un approccio multidisciplinare, che coinvolga non solo le forze dell’ordine e gli organi di controllo, ma anche le istituzioni locali, le associazioni di categoria e le organizzazioni sindacali, per promuovere una cultura del lavoro legale, sicuro e rispettoso dei diritti di tutti i lavoratori, indipendentemente dalla loro origine.
L’obiettivo finale è garantire una filiera agroalimentare sostenibile e trasparente, che valorizzi il lavoro dignitoso e contribuisca allo sviluppo economico e sociale del territorio.

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