Il convegno “Prevenire il Cancro: il ruolo cruciale di alcol, alimentazione e stile di vita” ospitato all’ospedale Molinette di Torino, ha messo in luce una criticità allarmante: la persistente lacuna nella comprensione del nesso causale tra abitudini malsane e l’incremento del rischio di sviluppare patologie croniche, tra cui il cancro.
Un’indagine preliminare, condotta dalla ginecologa Elisa Picardo e dall’associazione Acto Piemonte, ha rilevato una discrepanza tra la consapevolezza teorica del legame tra alcol e oncologia e la conseguente adozione di comportamenti responsabili.
I risultati della survey, che ha coinvolto quasi seicento persone, indicano che sebbene una quota significativa della popolazione riconosca la correlazione tra il consumo di alcol e il rischio di tumore, questa consapevolezza non si traduce in un cambiamento di abitudini.
La definizione stessa di “consumo alcolico” appare spesso distorta, con molti partecipanti che si auto-dichiarano astemio pur occasionalmente consumando anche un solo bicchiere di vino, sottostimando così la reale esposizione al rischio.
La ricerca ha inoltre evidenziato una pericolosa illusione: molti intervistati sembrano credere che la diagnosi e la prognosi oncologica siano destinate a prescindere dalle scelte di stile di vita, una visione che minimizza l’importanza della prevenzione primaria e secondaria.
Questa convinzione suggerisce la necessità urgente di rivedere le strategie di comunicazione, focalizzandosi su messaggi più chiari, diretti e scientificamente validi, in grado di impattare sulle decisioni individuali.
Il convegno ha lanciato un appello rivolto a due interlocutori chiave.
Ai professionisti sanitari, è richiesto un impegno maggiore nell’integrare la prevenzione e la promozione della salute all’interno dei percorsi di cura, non come un mero optional, ma come un elemento imprescindibile per migliorare la qualità della vita dei pazienti e ridurre l’incidenza delle malattie croniche.
Alle istituzioni, è chiesto di rafforzare le politiche di sensibilizzazione e di adottare regolamentazioni più stringenti sul consumo di alcol, seguendo l’esempio già implementato con successo per il tabacco.
La gravità della questione è quantificata da dati allarmanti: in Europa, le malattie cardiovascolari, il diabete, le patologie respiratorie croniche e il cancro rappresentano la stragrande maggioranza dei decessi e la maggior parte delle morti premature.
L’Istituto Superiore di Sanità stima che in Italia, ogni anno, si verifichino circa 10.000 nuovi casi di cancro direttamente attribuibili al consumo di alcol, indipendentemente dal tipo di bevanda assunta.
Questo dato sottolinea l’urgenza di un’azione concertata e di un cambiamento culturale che promuova scelte di vita più sane e responsabili, a partire dalla riduzione del consumo di alcol e dall’adozione di un’alimentazione equilibrata, accompagnata da una regolare attività fisica.
La prevenzione, quindi, non è solo una questione medica, ma un investimento nel futuro della salute pubblica.








