Un grido di speranza e dissenso risuona ad Alessandria: basta alle guerre.
Emergency e Fiab, in sinergia, hanno animato la tappa locale di ‘Pedaliamo per la Pace’, un’iniziativa nazionale che trasforma la pedalata in un potente atto di testimonianza.
Lungi dall’essere una semplice manifestazione, il progetto si configura come un percorso simbolico e concreto, che unisce l’azione umanitaria sul campo alla sensibilizzazione popolare.
Emergency, da anni impegnata in prima linea in zone di conflitto, utilizza la bicicletta come strumento cruciale per raggiungere le comunità isolate e vulnerabili, portando cure mediche essenziali dove i sistemi sanitari sono al collasso.
In Italia, Fiab, con la sua rete di ciclisti appassionati, si fa portavoce di un messaggio universale: la pace non è un’utopia, ma un impegno quotidiano che richiede scelte coraggiose e azioni concrete.
L’itinerario della pedalata alessandrina non è stato scelto a caso.
Partendo da Piazza Garibaldi, i partecipanti hanno ricevuto un “straccio di pace”, un vessillo simbolico che incarna il rifiuto di ogni forma di violenza e la volontà di costruire un futuro di dialogo e comprensione.
La prima sosta è avvenuta di fronte alla Casa Circondariale di Piazza Don Soria, un luogo che evoca le sofferenze e le ingiustizie patite dagli antifascisti piemontesi, imprigionati in quegli stessi spazi durante un periodo buio della storia italiana.
La seconda tappa ha portato i ciclisti all’Istituto Maria Ausiliatrice, un luogo segnato dal dolore.
Qui, nel 1945, un tragico bombardamento strappò la vita a giovani allievi e devote suore, testimonianza straziante degli orrori della guerra e della fragilità della vita.
La pedalata si è quindi conclusa sotto il Palazzo del Comune, di fronte alla lapide che onora la memoria dei caduti dell’11 ottobre 1944, un monito costante contro l’oblio e la necessità di preservare la memoria storica.
L’obiettivo ambizioso dell’iniziativa è quello di raggiungere, in senso metaforico, Kiev da Roma, un percorso che simboleggia il desiderio di connettere popoli e culture, di abbattere le barriere dell’odio e della paura, e di promuovere una cultura di pace e di solidarietà.
Ogni chilometro pedalato si trasforma in un appello collettivo, un sussurro di speranza che si propaga attraverso il paesaggio, un invito a riflettere sul significato profondo della pace e sulla responsabilità che abbiamo nel costruirla.
Non si tratta solo di un evento, ma di un seme di cambiamento che può germogliare in cuori e menti, alimentando un futuro più giusto e pacifico per tutti.