La vicenda di Andrea Ferretto, vigilante di Nizza Monferrato, solleva interrogativi profondi sulla legittimità e la trasparenza dei sistemi di controllo della velocità stradale, rivelando come un errore sistematico possa portare a conseguenze finanziarie devastanti per un singolo cittadino. La somma di 28.000 euro in sanzioni, un ammontare spropositato rispetto al reddito mensile di Ferretto, non è il frutto di eccessiva imprudenza, bensì la conseguenza di una trappola autovelox, abilmente mimetizzata in un contesto ambientale ostile.La posizione del dispositivo, descritta da Ferretto come collocata “dietro una curva, in cima a un lampione e dietro una siepe alta tre metri”, suggerisce una deliberata opacità, una volontà di celare la presenza del controllo, più che garantire la sicurezza stradale. Questa configurazione solleva dubbi sulla conformità del dispositivo alle normative vigenti in materia di segnaletica e visibilità degli autovelox, normative pensate per assicurare la consapevolezza degli utenti della strada.La progressione delle sanzioni, inizialmente di modesta entità, culminata poi in un “pacco completo” di centinaia di contravvenzioni, suggerisce un errore sistemico nella gestione dei dati o una problematica tecnica del dispositivo stesso. La mancanza di una comunicazione tempestiva al cittadino, che avesse permesso di contestare o correggere l’anomalia, ha amplificato l’effetto devastante della vicenda.Il caso Ferretto non è un evento isolato, ma piuttosto un campanello d’allarme che interroga l’efficacia e l’equità dei modelli di controllo della velocità in atto. Si pone la questione se questi sistemi, concepiti per migliorare la sicurezza stradale e ridurre gli incidenti, non stiano, in alcuni casi, degenerando in fonti di vessazione e di impoverimento per i cittadini.L’episodio evidenzia la necessità di una maggiore trasparenza nella gestione dei dati relativi alle sanzioni, di una verifica più rigorosa della conformità dei dispositivi di controllo e di una procedura di contestazione più accessibile e tempestiva. È fondamentale garantire che l’applicazione delle norme non si traduca in un’ingiustizia finanziaria per i cittadini, ma rispetti i principi fondamentali del giusto processo e della proporzionalità della sanzione. Il ricorso alla via legale, intrapreso da Ferretto, rappresenta un tentativo di ristabilire l’equilibrio e di ottenere giustizia, ma la vicenda complessiva pone un problema più ampio che merita l’attenzione di istituzioni e operatori del settore. La vicenda solleva inoltre questioni relative alla responsabilità della Provincia di Asti, titolare del dispositivo, in termini di verifica della sua corretta installazione e funzionamento.
Autovelox, 28.000 Euro di Sanzioni: La Trappola di Ferretto
Pubblicato il
