La discussione sull’assestamento del bilancio regionale in Consiglio si trascina, un braccio di ferro serrato che vede le forze di opposizione erigere un argine determinato alla manovra governativa.
Al centro della contesa, un tema cruciale: l’incremento dell’addizionale Irpef, una misura percepita come un fardello aggiuntivo per le fasce più vulnerabili della popolazione, lavoratori e pensionati, già gravati da sacrifici continui.
In questo scenario di intensa attività istituzionale, la figura del Presidente Cirio appare inspiegabilmente assente, un’assenza che solleva interrogativi e alimenta polemiche.
L’assenza del Presidente, sottolineata con veemenza dai gruppi Partito Democratico, Alleanza Verdi Sinistra, Movimento 5 Stelle e Stati Uniti d’Europa, assume i connotati di una strategia deliberata, un’ostentazione di distacco dalla realtà concreta dei cittadini.
L’Aula lo attende, un luogo di confronto e responsabilità, ma Cirio sembra preferire un ruolo di osservatore distaccato, quasi a voler eludere le conseguenze delle scelte politiche che impattano direttamente sulla qualità della vita dei piemontesi.
Si ipotizza che il Presidente sia impegnato in attività di natura più “pubblicitaria”, nella stesura di comunicati roboanti, nella costruzione di una narrazione volta a proiettare un’immagine di progresso e innovazione, in contrasto con la percezione di stagnazione e disagio diffusa tra la popolazione.
L’ironia è palpabile nell’accusa di preparare slogan paradossali, come “Più tasse per tutti, ma con stile”, o nell’organizzazione di eventi celebrativi di un futuro ideale, mentre il presente economico e sociale si fa sempre più incerto.
Le opposizioni denunciano con forza la volontà del governo di operare nell’ombra, un tentativo frustrato dalla loro vigilanza.
L’imminente introduzione di misure propagandistiche, camuffate da vantaggi, viene interpretata come un tentativo di mascherare una realtà ben più amara: l’impoverimento di una vasta fascia di famiglie piemontesi, quelle con redditi medi tra i 15.000 e i 50.000 euro annui.
La critica si fa più incisiva con l’accusa di un calcolo elettorale sfacciato: la riduzione delle tasse pre-elettorale viene interpretata come un tentativo disperato di recuperare consensi, a fronte di una gestione finanziaria poco trasparente e penalizzante per la maggioranza dei cittadini.
L’assenza del Presidente, in questo contesto, non è più solo un gesto di distacco, ma un simbolo di una classe dirigente lontana dai problemi reali della comunità piemontese, intenta a costruire un’immagine di sé che non corrisponde alla verità dei fatti.
Si contesta una strategia politica basata sulla comunicazione a discapito dell’azione concreta e della responsabilità verso i cittadini.