A Cuorgnè, nel cuore del Torinese, una preoccupante tendenza ha destato l’attenzione delle forze dell’ordine e delle istituzioni locali: l’esposizione di minori a rischi evitabili, manifestatasi attraverso la frequentazione non autorizzata dei tetti di edifici abbandonati. L’individuazione, avvenuta in questi giorni grazie all’intervento coordinato di carabinieri e polizia locale, ha coinvolto un gruppo di adolescenti, di età compresa tra i 13 e i 16 anni, residenti nella stessa comunità.L’attività, apparentemente innocua, si rivela in realtà una potenziale trappola mortale. Questi luoghi, spesso caratterizzati da precarietà strutturale, assenza di sistemi di sicurezza e scarsa illuminazione, rappresentano un pericolo concreto per chi li frequenta, soprattutto per giovani ancora in fase di sviluppo e con una percezione del rischio spesso immatura. La motivazione, come emerso dalle indagini preliminari, sembra essere legata alla ricerca di un’immagine da condividere sui social media, un’espressione di ricerca di approvazione e di appartenenza tipica dell’adolescenza nell’era digitale.Il sindaco Giovanna Cresto ha prontamente risposto con un appello alla responsabilità genitoriale, sottolineando l’importanza di un controllo attivo e consapevole delle attività online dei propri figli. Questa sollecitazione non intende imporre una sorveglianza oppressiva, ma piuttosto promuovere un dialogo aperto e costruttivo, volto a sensibilizzare i giovani sui pericoli reali che li attendono. La sottovalutazione della capacità di giudizio dei propri figli, spesso figlia di un desiderio di autonomia e indipendenza, può avere conseguenze tragiche.L’episodio solleva questioni più ampie relative alla sicurezza urbana, alla prevenzione del disagio giovanile e all’impatto dei social media sulla psiche degli adolescenti. È necessario un approccio multidisciplinare che coinvolga scuole, famiglie, forze dell’ordine e associazioni del territorio, al fine di promuovere una cultura della sicurezza e della responsabilità, contrastando la cultura dell’immagine a tutti i costi e incentivando attività costruttive e alternative per i giovani.La questione non si limita alla mera repressione del fenomeno, ma richiede un’indagine più profonda sulle cause che spingono questi ragazzi a comportarsi in modo così rischioso, cercando di offrire loro spazi di aggregazione sicuri, opportunità di crescita personale e un sostegno psicologico adeguato. Il recupero di questi spazi urbani abbandonati, trasformandoli in luoghi di aggregazione positiva, potrebbe rappresentare una soluzione concreta per sottrarre i giovani alla tentazione di comportamenti pericolosi, offrendo loro un’alternativa costruttiva e un futuro più sicuro.
Cuorgnè: Adolescenti sui tetti, appello alla responsabilità genitoriale
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