La demolizione di Askatasuna, centro sociale torinese, segna un punto di non ritorno, un solco profondo che incrina la trama urbana e sociale della città.
L’azione della polizia, eseguita all’alba, non è un evento isolato, bensì un sintomo acuto di una strategia più ampia, un tentativo di soffocare voci dissenzienti e limitare gli spazi di aggregazione popolare.
I suoi occupanti, custodi di un’esperienza collettiva trentennale, non si arrendono, proclamando un nuovo inizio, un atto di resilienza che trascende la perdita materiale del luogo.
Il messaggio lanciato attraverso i canali digitali non è una semplice reazione, ma un appello a una mobilitazione consapevole.
Sabato si configura come un momento cruciale: non solo una manifestazione di solidarietà verso gli occupanti, ma un’occasione per riflettere e ripensare il futuro della città e delle sue dinamiche sociali.
Il corteo, originato nel cuore del quartiere Vanchiglia, si pone come espressione di un sentimento diffuso, un’eco di rabbia e determinazione che risuona tra le strade di Torino.
L’azione governativa, come sottolineano gli autonomi, non è casuale.
L’attacco ad Askatasuna si rivela un tentativo deliberato di neutralizzare il movimento di solidarietà verso la Palestina, un tentativo di silenziar chi, da anni, si fa portavoce di istanze di giustizia e di pace.
La demolizione del centro sociale diventa così un atto simbolico, un tentativo di intimidazione volto a scoraggiare ogni forma di dissenso e di impegno civile.
La risposta a questo attacco non può che essere la continuazione della lotta, un rafforzamento dei legami, una riscoperta della forza collettiva.
Non si tratta di una semplice reazione emotiva, ma di un impegno a costruire alternative concrete, a creare spazi di incontro e di dialogo, a promuovere una cultura della solidarietà e dell’autonomia.
La perdita di Askatasuna lascia un vuoto, ma stimola anche una riorganizzazione, una ricerca di nuove forme di aggregazione e di azione politica.
La partita, lontano dall’essere conclusa, si apre a una nuova fase, un percorso di ricostruzione e di resistenza che vedrà protagonisti coloro che credono in un presente e un futuro radicalmente diversi.
La memoria di Askatasuna, il suo spirito di accoglienza e di impegno sociale, continuerà a vivere nei cuori e nelle azioni di chi lotta per una città più giusta e solidale.






