Il sentimento di dissenso, palpabile in diverse aree alpine torinesi, si è tradotto in una partecipazione elettorale significativa durante i recenti referendum. Lontano dal clamore delle città, in un tessuto di comunità montane spesso caratterizzate da un forte senso di identità e da una profonda connessione con il territorio, si è registrata un’inaspettata mobilitazione civica. La soglia del 50% di votanti, indicatore di un impegno popolare considerevole, è stata superata in almeno quattro comuni della provincia di Torino, segnalando una chiara espressione di volontà in un contesto spesso marginalizzato dai circuiti mediatici nazionali.L’analisi preliminare dei dati rivela che i comuni coinvolti sono perlopiù realtà di piccole dimensioni, incastonati tra le pieghe delle valli alpine, dove le dinamiche sociali sono più immediate e il rapporto tra cittadini e istituzioni locali assume un’importanza cruciale. La montagna, con la sua storia di resilienza, autosufficienza e profonda conoscenza del territorio, si configura come un laboratorio di democrazia partecipativa, dove le decisioni che riguardano il futuro delle comunità vengono prese con un coinvolgimento diretto dei suoi abitanti.A Massello, un borgo di soli 58 anime nella Valle Germanasca, l’affluenza elettorale ha raggiunto l’impressionante cifra del 62%. Questa percentuale, tra le più alte registrate, testimonia la vitalità civica e la consapevolezza politica di una popolazione radicata in un ambiente naturale ricco di storia e tradizioni. L’esempio di Massello non è isolato: anche i comuni di Pramollo, Rorà e Vidracco, secondo i primi riscontri, hanno visto una partecipazione elettorale elevata, con percentuali che riflettono un forte desiderio di incidere sulle scelte che ne determinano il destino.L’andamento di questi referendum non può essere interpretato come una semplice anomalia statistica, ma come un segnale di un malcontento diffuso, seppur silenzioso, che si manifesta in aree periferiche, dove le esigenze specifiche delle comunità spesso non trovano adeguata risposta a livello centrale. Dietro queste percentuali di affluenza si celano storie di lavoro, di agricoltura di montagna, di tutela del paesaggio e di gestione delle risorse naturali, temi che appassionano e preoccupano chi vive quotidianamente a contatto con la terra e con le tradizioni.Il caso torinese, dunque, offre spunti di riflessione importanti sul futuro della democrazia italiana, evidenziando come la partecipazione civica possa fiorire anche in contesti apparentemente marginali, a patto che si creino le condizioni per un dialogo aperto e trasparente tra cittadini e istituzioni. Il coinvolgimento attivo della popolazione, soprattutto in aree montane, rappresenta una risorsa preziosa per il paese, in grado di arricchire il dibattito pubblico e di promuovere scelte politiche più consapevoli e sostenibili.
Dissenso in montagna: alta affluenza ai referendum torinesi.
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