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Torino

Dubbi sul sequestro: giudice lascia liberi gli indagati

L’indagine preliminare, supervisionata dalla giudice per le indagini preliminari Alessandra Salvadori del tribunale di Torino, solleva interrogativi significativi sull’affidabilità della testimonianza della persona offesa, gettando un’ombra di incertezza sul caso di presunto sequestro di un sedicenne.

La discrepanza tra la versione fornita dal giovane e le dichiarazioni dei due indagati, corroborate da elementi di fatto apparentemente incongruenti, hanno condotto il giudice a una valutazione cautelativa, culminata nella convalida dell’arresto dei due uomini, ma con il rifiuto di applicare misure cautelari più restrittive, disponendone la liberazione in attesa di ulteriori sviluppi.

I due individui, rispettivamente un ventottenne e un quarantenne, sono imputati di sequestro di persona, aggravato dall’intento di estorsione.
Secondo l’accusa, avrebbero costretto il minorenne a rimanere confinato all’interno del parco Sempione, un’area periferica a nord di Torino, al fine di costringere lo zio del ragazzo a saldare un presunto debito relativo all’acquisto di sostanze stupefacenti, quantificato in cinquanta euro.

La vicenda, emersa in seguito a una segnalazione dello zio, ha immediatamente mobilitato le forze dell’ordine.
L’arresto dei due sospetti è avvenuto l’11 ottobre, mentre la decisione di scarcerazione, pronunciata il 14 ottobre, ha segnato una svolta nell’indagine.

I due indagati sono attualmente assistiti dagli avvocati Alessandro Mario Giulio Brunetti e Michelangelo Bruno, che stanno seguendo il caso con attenzione, ponendo l’accento sulle incongruenze emerse durante le dichiarazioni del giovane.
Le indagini hanno rivelato che il sedicenne, residente al di fuori della città, aveva ammesso di essersi recato al parco con l’intento di consumare sostanze stupefacenti, in particolare crack.
La scomparsa era stata comunicata dallo zio, che successivamente ha ricevuto, tramite Instagram, richieste di pagamento, corredate di indicazioni precise sul luogo di consegna del denaro, nei pressi del parco.

La tempestiva segnalazione dell’uomo ha permesso alla polizia di rintracciare e fermare i due individui mentre erano in compagnia del ragazzo.

L’episodio solleva interrogativi sulla vulnerabilità dei minori in contesti di dipendenza e sulle dinamiche estorsive che possono innescarsi, evidenziando la necessità di rafforzare i sistemi di supporto e prevenzione per proteggere i giovani a rischio.

La decisione del giudice, pur garantendo il diritto alla libertà dei presunti colpevoli, riflette la prudenza richiesta in una fase delicata dell’indagine, in cui l’attendibilità della testimonianza della vittima è oggetto di approfonditi accertamenti.

L’inchiesta è ora focalizzata sulla verifica della coerenza delle versioni e sull’acquisizione di elementi di prova che possano confermare o smentire le accuse.

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