giovedì, 10 Luglio 2025
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Ecomafie in Piemonte: Crescita allarmante e vuoto di arresti

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Il Piemonte si conferma terreno fertile per le ecomafie, con un quadro allarmante delineato dal rapporto Ecomafia 2025 di Legambiente.

L’aumento del 22,07% nei reati ambientali denunciati nel 2024, rispetto all’anno precedente, segna un’escalation preoccupante che riflette una crescente sofisticazione delle attività illegali e, potenzialmente, una loro estensione geografica e settoriale.
I 1.

659 reati denunciati, che coinvolgono 1.

638 persone, rivelano un fenomeno complesso, intrecciato a dinamiche socio-economiche e alla pressione antropica sul territorio.

L’assenza di arresti nel 2024, a fronte di un robusto numero di denunce e sequestri (231), solleva interrogativi significativi sull’efficacia del sistema giudiziario nel perseguire i responsabili.

Questa situazione potrebbe indicare difficoltà nell’individuazione dei mandanti, nella quantificazione precisa dei danni ambientali, o nella raccolta di prove sufficienti per sostenere accuse penalmente rilevanti.

È cruciale un’analisi approfondita delle cause che hanno portato a questa condizione, che potrebbe derivare da una complessità delle indagini, da un insufficiente coordinamento tra le forze dell’ordine e dalla magistratura, o da lacune legislative che rendono difficile l’applicazione della legge.

La distribuzione geografica dei reati rivela delle criticità specifiche.
Cuneo, con 356 denunce (+61,08%), Torino (332 +14,88%) e Alessandria (159 +39,47%) si confermano le province più colpite, suggerendo una concentrazione delle attività illecite in aree con particolari vulnerabilità: Cuneo potrebbe essere esposta a sfruttamento illegale delle risorse forestali e minerarie; Torino, con la sua densità abitativa e la presenza di attività industriali, potrebbe essere un nodo cruciale per smaltimento illegale di rifiuti; Alessandria, strategicamente posizionata, potrebbe facilitare il transito di materiali illeciti.

È significativo che Torino concentri quasi la metà dei sequestri regionali, a testimonianza di una maggiore intensità di controlli e di un focus sulle attività più impattanti.
Nelle province meno colpite, come Verbano-Cusio-Ossola (101 reati), Novara (97), Asti (82), Vercelli (62) e Biella (52), i numeri, pur contenuti, non devono essere sottovalutati: potrebbero indicare una diffusione capillare del fenomeno, che si manifesta in forme meno evidenti ma ugualmente dannose per l’ambiente e per la salute pubblica.
L’incremento rispetto al 2023, quando i reati nel settore dei rifiuti avevano raggiunto quota 466, suggerisce un’evoluzione tattica delle organizzazioni criminali, che si adattano alle strategie di contrasto e cercano nuove opportunità di profitto.
L’associazione Legambiente sottolinea come questa crescita, unita all’aumento dei sequestri, indichi un’estensione del fenomeno che va ben oltre la semplice gestione illecita dei rifiuti, coinvolgendo settori come lo sfruttamento abusivo delle risorse naturali, la contraffazione di prodotti ambientali, e il riciclaggio di denaro sporco attraverso attività ecologiche di facciata.

Un’azione di contrasto efficace richiede quindi un approccio multidisciplinare, che combini controlli ambientali, indagini finanziarie, e attività di sensibilizzazione della popolazione.

È imperativo rafforzare la collaborazione tra le istituzioni, le forze dell’ordine, la magistratura e la società civile, al fine di proteggere il patrimonio ambientale del Piemonte e garantire un futuro sostenibile per le prossime generazioni.

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