La vicenda giudiziaria che ha visto protagonista Salvatore Gallo, figura storica del panorama politico torinese, si è conclusa con una sentenza di quattro anni e quattro mesi di reclusione, emessa nell’ambito dell’operazione “Echidna”, un’indagine di ampio respiro volta a svelare le ramificazioni della ‘ndrangheta nel Nord-Ovest italiano.
Il processo, celebrato con rito abbreviato, ha coinvolto complessivamente diciotto imputati, evidenziando la complessità e la pervasività del fenomeno criminale.
La condanna di Gallo, 84 anni, non scaturisce da accuse dirette di affiliazione o partecipazione a organizzazioni criminali, ma da una serie di condotte che, a detta dell’accusa, configurano reati di peculato e corruzione elettorale.
Le indagini dei carabinieri, che hanno portato alla luce le irregolarità, hanno fatto emergere un sistema di favori scambiati con voti, finalizzato a sostenere una specifica candidata durante le elezioni amministrative del 2021.
Questo episodio solleva interrogativi sulla trasparenza e l’integrità del processo democratico, evidenziando come dinamiche di scambio possano compromettere la correttezza delle competizioni elettorali.
Un ulteriore tassello della vicenda riguarda il passato professionale di Gallo, che fino al 2015 ha ricoperto un ruolo di manager all’interno della Sitaf, la società incaricata della gestione dell’autostrada Torino-Bardonecchia, fulcro centrale dell’inchiesta Echidna.
Secondo l’accusa, Gallo avrebbe abusato della sua posizione per ottenere, in modo illecito, tessere Viacard, destinate a essere regalate ad amici e conoscenti.
Questo comportamento, se confermato, rivela una potenziale commistione tra potere istituzionale, interessi privati e dinamiche corruttive all’interno di una società strategicamente importante per la viabilità regionale.
La richiesta di condanna avanzata dal procuratore Valerio Longi, pari a due anni e dieci mesi, è stata dunque superata, a testimonianza della gravità dei fatti contestati e della percezione, da parte dell’organo giudicante, della necessità di una pena esemplare.
L’inchiesta Echidna, nel suo complesso, rappresenta un’indagine di portata significativa, capace di illuminare le infiltrazioni della criminalità organizzata in contesti apparentemente lontani dalle zone tradizionalmente considerate “calde” e di sollevare interrogativi sulla governance di enti pubblici e società di gestione di infrastrutture strategiche, con possibili ripercussioni sul tessuto socio-economico regionale.
La vicenda Gallo, pur essendo una singola tessera di un mosaico più ampio, contribuisce ad alimentare un dibattito cruciale sulla necessità di rafforzare i controlli, promuovere la trasparenza e tutelare l’integrità del sistema democratico.