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Garessio piange Anselmo Ravotto: lutto e sicurezza stradale a rischio.

Un velo di dolore si è abbassato sulla comunità di Garessio e sull’intera provincia di Cuneo con la scomparsa di Anselmo Ravotto, figura radicata nel tessuto sociale locale.
L’uomo, nato nel 1930, si è spento dopo un ricovero di poche ore, a seguito di un tragico incidente che ha segnato profondamente la comunità.
L’episodio, verificatosi venerdì mattina in un tratto urbanizzato della statale 28, ha riportato alla luce le problematiche legate alla sicurezza stradale in un territorio dove l’intersezione tra traffico veicolare e pedonalità rappresenta una sfida costante.

L’anziano, mentre attraversava la strada, è stato investito da una motocicletta, riportando lesioni gravissime che hanno reso inevitabile il trasporto d’urgenza in elicottero presso l’ospedale Santa Croce di Cuneo.

Nonostante i tempestivi soccorsi e le cure profuse, le ferite si sono rivelate incompatibili con la vita.
La perdita di Anselmo Ravotto si inserisce in un quadro allarmante per la sicurezza stradale in provincia di Cuneo, la cosiddetta “Granda”.

Questo lutto si aggiunge a una serie di tragedie che hanno coinvolto pedoni vulnerabili, elevando il bilancio delle vittime sulla strada a livelli preoccupanti.
L’incidente si configura come il terzo decesso di un pedone in provincia e rappresenta la ventinovesima vittima complessiva, un dato che contrasta con gli sforzi compiuti per migliorare la sicurezza e che evoca la necessità di una riflessione più ampia sulle cause di questi eventi drammatici.
Basti pensare che, solo poche ore prima, un motociclista astigiano di 41 anni, Giuseppe Bongiorno, ha perso la vita a Govone a seguito di un impatto con un furgone.

La cronaca, ferrea, registra anche l’età avanzata della vittima più anziana, Olinda Boglio, deceduta a 103 anni in un incidente automobilistico a Ormea il 29 luglio scorso, sottolineando come l’età, spesso associata a fragilità, possa amplificare i rischi legati all’esposizione alla viabilità.

Questa spirale di dolore solleva interrogativi cruciali: quali sono le cause che portano a questi incidenti? È sufficiente l’infrastruttura stradale a garantire la sicurezza dei pedoni? È necessario rivedere i limiti di velocità in aree urbane e nei pressi di scuole e ospedali? Qual è il ruolo della sensibilizzazione e dell’educazione stradale per tutti gli utenti della strada, dai più giovani ai più anziani? La scomparsa di Anselmo Ravotto, come le altre tragedie che l’hanno preceduta, non può essere un semplice fatto di cronaca, ma un campanello d’allarme che invita a una profonda riflessione e a un’azione concreta per rendere le strade più sicure e ridurre il rischio di ulteriori perdite umane.

La memoria di Anselmo, come quella di tutte le vittime, esige giustizia: una giustizia che si traduca in miglioramenti tangibili per la sicurezza di tutti.

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