Kelvin e la tragedia di piazza San Carlo: nuova azione civile per giustizia.

Il nome di Kelvin è indissolubilmente legato al 3 giugno 2017, una data che segnò Torino con una ferita profonda: la tragedia di piazza San Carlo.

Quel giorno, la città fu teatro di una calamità che costò la vita a due persone e lasciò con sé la sofferenza di oltre millecinquecento feriti, tra cui un bambino, Kelvin, di origine cinese, la cui vicenda incarnò la fragilità e la vulnerabilità delle vittime in un contesto di panico incontrollato.
La storia di Kelvin è emblematica della catena di eventi che portarono al disastro.

In mezzo alla folla in preda al terrore, il bambino fu salvato in modo eroico da due sconosciuti, un italiano e un marocchino, che lo protessero agendo da scudo contro la pressione della fuga disperata.

Subito dopo, fu preso in carico dalle forze dell’ordine, ma riportò ferite gravissime che lo condussero a un periodo di coma, seguito da un lungo e difficile percorso di convalescenza.
A distanza di anni, la famiglia di Kelvin ha intrapreso un’azione civile per ottenere un risarcimento, affidandosi all’esperienza dello studio legale Ambrosio e Commodo, noto per aver seguito con successo una serie di casi analoghi.

La citazione è stata notificata a un ampio ventaglio di soggetti ritenuti responsabili della tragedia: il Comune di Torino, la Prefettura (in quanto rappresentanza del Ministero dell’Interno), l’agenzia Turismo Torino, responsabile dell’organizzazione dell’evento, e l’architetto incaricato della progettazione dello spazio.
La serata del 3 giugno 2017 aveva visto radunarsi in piazza San Carlo una massa di decine di migliaia di persone desiderose di assistere alla finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid su un maxischermo.
La partita, apparentemente un momento di aggregazione e sportività, si trasformò in un incubo quando, verso la conclusione, una banda di criminali scatenò ondate di panico irruente, disperdendo spray al peperoncino.
Le conseguenze furono immediate e devastanti.
Le indagini successive hanno messo in luce non solo l’azione criminale dei rapinatori, ma anche gravi carenze nell’organizzazione e nella gestione dell’evento.
Un processo si è concentrato sulle responsabilità derivanti da tali mancanze.
L’architetto coinvolto ha concluso un patteggiamento, mentre la sentenza ha visto anche l’allora sindaca Chiara Appendino (con una successiva revisione in appello).

La vicenda di Kelvin e la tragedia di piazza San Carlo sollevano interrogativi profondi sulla sicurezza degli eventi pubblici, sulla responsabilità delle istituzioni e sulla necessità di garantire la protezione dei più vulnerabili in contesti di aggregazione popolare.

L’azione civile promossa dalla famiglia del bambino rappresenta un tentativo di fare luce sulle dinamiche che portarono alla catastrofe e di ottenere giustizia per le vittime, mirando a prevenire il ripetersi di simili eventi.

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