mercoledì 1 Ottobre 2025
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Monitoraggio predatori: il Parco Val Grande lancia un progetto innovativo.

Il Parco Nazionale della Val Grande, in un’ottica di gestione attiva e basata su dati scientifici, avvia un ambizioso progetto di monitoraggio faunistico, focalizzato in particolare sulle popolazioni di grandi predatori, lupo e orso bruno marsicano.

Questa iniziativa, sviluppata in sinergia con i Carabinieri Forestali, mira a superare le attuali lacune conoscitive sulla loro ecologia e comportamento, fornendo elementi cruciali per una coesistenza sostenibile con le attività umane.
Il fulcro del progetto risiede nell’applicazione di radiocollari ad alcuni esemplari chiave.
Questa tecnologia avanzata permetterà di tracciare i movimenti, definire l’areale di vita, analizzare i modelli di dispersione e comprendere le interazioni con l’ambiente e con le comunità locali.

L’obiettivo primario, inizialmente orientato all’applicazione di due o tre collari, è parte di un piano articolato in tre fasi.
La prima prevede un incremento sostanziale dell’utilizzo di foto-trappole, strumenti fondamentali per stimare la densità della popolazione e documentare le abitudini degli animali.
La fase successiva, pianificata tra autunno e primavera, prevede la cattura degli esemplari selezionati, operazione complessa che richiederà competenze specifiche e un’attenta valutazione dei rischi.

Infine, la fase di applicazione del radiocollare sarà seguita da un monitoraggio costante dei dati trasmessi, con un’analisi approfondita delle informazioni raccolte.

Il progetto è attualmente in fase di perfezionamento, in vista della presentazione al Ministero dell’Ambiente per l’ottenimento delle necessarie autorizzazioni.

L’iniziativa si pone come risposta concreta alle problematiche legate alla predazione, auspicando di fornire supporto agli allevatori che subiscono danni.
Il Presidente del Parco, Luigi Spadone, ha sottolineato come questa sia una tappa fondamentale per la salvaguardia del patrimonio faunistico e la promozione di una convivenza pacifica.

Il Direttore, Michele Zanelli, ha ribadito l’impegno del Parco nella conservazione della biodiversità, evidenziando l’importanza di acquisire una conoscenza approfondita delle dinamiche delle specie e di prevenire potenziali conflitti.
La stima precisa della popolazione lupina si rivela un compito arduo.

Le proiezioni indicano la presenza di quattro o cinque branchi nell’intera provincia, con una stima complessiva di 35-50 esemplari, un numero variabile a seconda delle stagioni e delle condizioni ambientali.

Un dato significativo riguarda la presenza di due esemplari di lupo “non in purezza”, individui nati da incroci con cani avvenuti diverse generazioni fa.
Questi ibridi, come ha assicurato il Presidente Spadone, non presentano comportamenti eccessivamente confidenti nei confronti dell’uomo, ma la loro presenza solleva interrogativi sulla genetica e sulla conservazione della purezza della specie.

Il progetto, oltre a fornire dati scientifici, mira a sensibilizzare la popolazione locale sull’importanza della conservazione dei grandi predatori e a promuovere un dialogo costruttivo tra Parco, allevatori e comunità locali, al fine di trovare soluzioni sostenibili per la coesistenza tra uomo e fauna selvatica.

La ricerca di un equilibrio tra protezione della natura e sviluppo economico rappresenta una sfida cruciale per il futuro del Parco e dell’intera regione.

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