Il Palazzo di Giustizia di Cuneo ha accolto ufficialmente il nuovo Presidente del Tribunale, Mario Amato, un evento che segna un capitolo significativo per l’amministrazione giudiziaria locale.
La nomina, sancita dal Consiglio Superiore della Magistratura in sostituzione di Paolo Demarchi Albengo, introduce una figura di spicco con un solido background professionale.
Proveniente da Torino, dove ha ricoperto il ruolo di Presidente Vicario del Tribunale e presieduto sezioni penali presso la Corte d’Appello, Amato porta con sé un’esperienza pluriennale e una profonda comprensione delle complessità del sistema giudiziario.
La sua prima apparizione pubblica, un momento di presentazione ufficiale, ha immediatamente focalizzato l’attenzione su una tematica cruciale: la recente riforma sulla separazione delle carriere giudiziarie.
Con parole che riflettono una preoccupazione diffusa tra i professionisti del diritto, il Presidente Amato ha espresso la speranza di non doversi presto confrontare con la realtà di due corpi distinti, magistrati della carriera giudicante e della carriera requirente.
Questa osservazione sottolinea il rischio percepito di una frammentazione del sistema, potenzialmente dannosa per l’unità e l’efficacia dell’amministrazione della giustizia.
Il neopresidente ha insistito con fermezza sulla natura peculiare dell’amministrazione giudiziaria, escludendola da un mero ruolo strumentale all’interno dell’apparato statale.
La giustizia, ha sottolineato, rappresenta un valore assoluto, un pilastro fondamentale per la convivenza civile e la tutela dei diritti, che merita il massimo rispetto e l’impegno quotidiano da parte di tutti i suoi operatori.
La cerimonia, tenutasi nell’aula di assise del Palazzo di Giustizia, ha visto la partecipazione di figure di rilievo del mondo giudiziario: Edmondo Pio, Presidente di Sezione Penale, Onelio Dodero, Procuratore Capo, Alessandro Ferrero, Presidente dell’Ordine degli Avvocati, Edoardo Barelli Innocenti, Presidente della Corte d’Appello, e Lucia Musti, Procuratore Generale di Torino.
Quest’ultima, con una dichiarazione particolarmente incisiva, ha rafforzato le preoccupazioni espresse dal Presidente Amato, lanciando un appello ai giudici e ai pubblici ministeri affinché preservino la coesione e l’identità della cultura giuridica italiana, resistendo alle spinte di una riforma percepita come una riduzione della magistratura a mero strumento esecutivo.
Il futuro del sistema giudiziario cuneese, e in generale quello italiano, sembra appeso a un delicato equilibrio tra riforme strutturali e la salvaguardia dei principi fondamentali che ne garantiscono l’indipendenza e l’efficacia.








