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mercoledì 5 Novembre 2025

Omicidio a Venaria: arrestato per la morte del senzatetto polacco.

Il caso di Marcin Wojciechowski, il senzatetto polacco trovato deceduto il 19 gennaio 2024 nelle zone periferiche del Torinese, a Venaria Reale, ha visto recentemente un’accelerazione delle indagini.
A distanza di oltre un anno e mezzo, le autorità hanno individuato un presunto responsabile: Gualtiero Franchino, un uomo di 63 anni residente nella stessa area.
La vicenda, che intreccia marginalità sociale, dinamiche di convivenza precaria e responsabilità criminale, solleva interrogativi profondi sulla fragilità delle fasce più vulnerabili della popolazione e sulla percezione della violenza come risposta a situazioni di conflitto.
Wojciechowski, 43 anni, conduceva una vita ai margini, trovando rifugio in una baracca improvvisata incastonata tra le sponde del torrente Stura e i binari della linea ferroviaria Torino-Ceres.
Il suo corpo, ritrovato senza vita, presentava lesioni compatibili con cinque colpi di pistola di piccolo calibro.

L’arresto di Franchino, commesso del luogo, è il risultato di un’indagine complessa, condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Torino e dalla Compagnia di Venaria Reale, sotto la direzione del Pubblico Ministero Daniele Piergianni e con la convalida del provvedimento da parte della giudice Beatrice Bonisoli.
La difesa di Franchino è affidata all’avvocato Paolo Maisto.

La svolta decisiva nelle indagini è arrivata con il sequestro di un orologio in possesso dell’indagato.
L’analisi forense ha rivelato tracce di ricerche online riguardanti la distanza ottimale per l’efficacia letale di un’arma di piccolo calibro, elemento che ha indotto gli inquirenti a intensificare le attività investigative.

Secondo la ricostruzione fornita da Franchino, l’omicidio sarebbe il culmine di una lite.
Il senzatetto, dopo essere stato colpito, sarebbe riuscito a chiedere aiuto, ma i soccorsi si sono rivelati vani.
La versione fornita dall’indagato, riportata dai principali quotidiani locali (Corriere di Torino, La Stampa, Repubblica), descrive un evento scaturito da un alterco durante una passeggiata con il cane.

Franchino sostiene di aver sparato per difendersi dopo che Wojciechowski avrebbe estratto un coltello mentre l’animale si trovava all’interno della sua abitazione.

La confessione di Franchino è particolarmente disturbante per l’ammissione di una possibilità di agire diversamente.

“Avrei potuto sparare alle gambe o solo minacciarlo,” ha dichiarato, evidenziando un rimorso tardivo e una potenziale consapevolezza della gravità del suo gesto.

La sua ammissione di aver cercato informazioni online sulle conseguenze delle sue azioni – una ricerca di conferme sulla morte della vittima – sottolinea una profonda crisi morale e una distorta gestione della responsabilità.
La vicenda solleva interrogativi sulla capacità di empatia, sulla percezione della dignità umana e sulla possibilità di risolvere i conflitti attraverso mezzi non violenti, soprattutto in contesti di forte disagio sociale e marginalità.
La ricerca ossessiva di notizie sulla vittima dopo l’atto, suggerisce un’inquietante forma di coinvolgimento emotivo e una difficoltà nell’accettazione delle proprie azioni.

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