Il silenzio delle montagne biellesi avvolge ora la vicenda di Marino Rabolini, settantenne escursionista di Legnano, la cui scomparsa, protrattasi per una settimana, ha generato un’eco di preoccupazione e mobilitato le risorse di soccorso locali.
L’uomo, esperto frequentatore di sentieri alpini, era partito sabato scorso alla volta di Punta del Cravile, un punto panoramico nel comune di Tavigliano, lasciando alle spalle un percorso abituale che, per qualche ragione ancora da chiarire, non ha visto il suo ritorno.
La risposta alle prime segnalazioni di scomparsa fu immediata e massiccia.
Un complesso sistema di operazioni di ricerca, orchestrato dalla Prefettura, ha visto il coordinamento di Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS), Carabinieri, Guardia di Finanza e Vigili del Fuoco.
Le squadre di terra, guidate da cani da ricerca specializzati, hanno scandagliato i sentieri, i pendii rocciosi e le aree boschive circostanti, mentre unità aeree, impiegando elicotteri e droni dotati di termocamere, hanno ampliato la copertura, cercando tracce dall’alto.
La decisione di sospendere temporaneamente le ricerche, assunta dalla Prefettura, non riflette una rinuncia alla speranza, bensì una valutazione pragmatica e ponderata.
L’impossibilità di individuare elementi concreti che possano indirizzare le operazioni, unita alle condizioni meteorologiche avverse e alla natura impervia del territorio, rendono insostenibili ricerche continue con le stesse modalità.
Questa pausa strategica permetterà di analizzare i dati raccolti finora, valutare nuove strategie investigative e, possibilmente, raccogliere ulteriori informazioni che possano fornire indizi sulla direzione presa dall’escursionista.
La vicenda di Marino Rabolini solleva interrogativi sulla sicurezza in montagna, sottolineando l’importanza di una preparazione adeguata, di una comunicazione precisa e della consapevolezza dei rischi legati alla frequentazione di ambienti alpini.
Pur auspicando un rapido e positivo esito, la comunità biellese rimane in stato di allerta, consapevole della fragilità umana di fronte alla potenza della natura e dell’importanza di mantenere alta l’attenzione e la collaborazione per garantire la sicurezza di chi ama le montagne.
Si spera che l’analisi dei dati, l’eventuale contributo di testimonianze e nuove informazioni possano presto svelare il mistero e riportare Marino Rabolini a casa.