venerdì 3 Ottobre 2025
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Scuola contro lo sciopero: un’immersione pedagogica in Palestina

Nell’aria tesa di una giornata segnata dallo sciopero generale ProPal e Flotilla, l’istituto comprensivo “Paolo e Rita Borsellino” di Valenza (Alessandria) ha scelto una via inaspettata: non l’astensione, ma un’immersione pedagogica nel cuore di un conflitto globale.

Il dirigente scolastico, Maurizio Primo Carandini, ha espresso con fermezza l’impegno dell’istituto, riassumibile nel principio guida: “Mai girarsi dall’altra parte”.
Lungi dall’annullare le lezioni, l’istituto ha dedicato la giornata a un’esperienza didattica collettiva, un laboratorio di educazione civica e legalità ispirato ai principi di tutela dei minori promossi dal movimento “Nessuno tocchi i bambini”.
L’obiettivo non era semplicemente informare, ma stimolare una riflessione profonda e consapevole nei giovani studenti.
“Abbiamo preferito accostare i nostri alunni alla realtà complessa e dolorosa che attanaglia la Palestina,” ha spiegato Carandini, “perché crediamo che la conoscenza, la comprensione e l’empatia siano i primi passi verso un futuro più giusto e pacifico.
“La lezione si è articolata attraverso diverse forme espressive: brani musicali evocativi, letture di testimonianze dirette e, soprattutto, momenti di silenzio contemplativo, un’occasione per interiorizzare la gravità degli eventi e per sviluppare un senso di responsabilità condivisa.
In segno di lutto e solidarietà, molti studenti e docenti hanno scelto di indossare un fiocco nero, un simbolo potente per ricordare le vittime innocenti, i bambini strappati alla vita dalla violenza e dalla guerra, in Palestina e in ogni angolo del mondo.

L’iniziativa dell’istituto Borsellino non si limita a un atto di protesta, ma si configura come un’affermazione di valori profondi: la centralità dell’educazione come strumento di cambiamento sociale, l’importanza della partecipazione attiva nella costruzione di una cittadinanza globale consapevole e responsabile, l’imperativo morale di non rimanere indifferenti di fronte alla sofferenza altrui.
La scuola, in questa visione, non è un luogo di trasmissione di conoscenze, ma un vero e proprio ecosistema di crescita umana, un laboratorio di etica e di cittadinanza, un punto di riferimento per la comunità.

Si tratta di una scuola che, come ha sottolineato Carandini, “fa accadere le cose”, una scuola che si fa portavoce di un messaggio di speranza e di impegno per un mondo migliore.

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