L’episodio, riportato ora a distanza di due anni, solleva interrogativi profondi e complessi sulla relazione sempre più intima tra adolescenti e tecnologia, in particolare gli smartphone. Il caso del quindicenne ricoverato al pronto soccorso dell’ospedale San Luigi di Orbassano, nel Torinese, non è un evento isolato, ma un campanello d’allarme che segnala una potenziale problematica emergente nel panorama della salute mentale giovanile.Il ragazzo, descritto come affetto da una reazione clinica equiparabile a una crisi d’astinenza da sostanze stupefacenti, necessitò di un intervento medico urgente che comprendeva la somministrazione di farmaci ansiolitici, sia per via intramuscolare che endovenosa, per attenuare l’intensità dei sintomi. La diagnosi, formulata dal professor Gianluca Rosso, chirurgo specialista in psichiatria e docente universitario, evidenzia una sintomatologia che va ben oltre il semplice disagio o irritabilità, suggerendo un legame psicologico profondamente radicato con il dispositivo.La decisione dei genitori, motivata da un crescente allarme per l’uso eccessivo e apparentemente incontrollato dello smartphone da parte del figlio, ha innescato la crisi. Questa scelta, sebbene comprensibile nel contesto di una genitorialità spesso alle prese con la sfida di gestire le dipendenze digitali, ha inaspettatamente portato a una risposta fisiologica e psicologica acuta nel giovane. È cruciale interpretare questo evento non come una semplice reazione comportamentale, ma come un sintomo di una più ampia vulnerabilità. La dipendenza da smartphone negli adolescenti non è solo una questione di tempo trascorso online; è spesso correlata a meccanismi di coping disfunzionali, ansia sociale, difficoltà di regolazione emotiva e un bisogno di validazione esterna che il mondo digitale può apparentemente soddisfare in modo immediato e apparentemente gratificante.Il caso solleva quindi interrogativi fondamentali: quali sono i fattori psicologici sottostanti che rendono alcuni adolescenti particolarmente vulnerabili a sviluppare un legame così intenso con gli smartphone? Come possiamo aiutare i giovani a sviluppare relazioni sane con la tecnologia, promuovendo al contempo la resilienza emotiva e la capacità di autoregolazione? E, soprattutto, che ruolo possono svolgere i genitori, gli educatori e la comunità nel fornire supporto e guida a questi ragazzi, affinché possano navigare con sicurezza nel complesso panorama digitale del XXI secolo? La vicenda del quindicenne di Orbassano, pertanto, si configura come un monito e un invito all’azione per un approccio più consapevole e proattivo nella gestione della salute mentale dei giovani nell’era digitale.
Smartphone e crisi d’astinenza: l’allarme per i teenager.
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