giovedì, 5 Giugno 2025
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Smartphone, il quindicenne in crisi: un campanello d’allarme.

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L’episodio che ha visto protagonista un quindicenne al pronto soccorso di Orbassano, nel Torinese, solleva interrogativi profondi e urgenti riguardo la relazione sempre più intricata tra adolescenza, tecnologia e benessere psichico. Il ragazzo, giunto in ospedale in uno stato di agitazione psicomotoria acuta a seguito della sottrazione del suo smartphone da parte dei genitori, ha richiesto interventi terapeutici ansiolitici somministrati per via intramuscolare ed endovenosa, una risposta che di per sé sottolinea la gravità della situazione.Il professor Gianluca Rosso, psichiatra e docente universitario, testimone diretto dell’evento, ha evidenziato come la reazione del quindicenne, nella sua intensità e nei suoi sintomi, fosse sorprendentemente simile a quella osservata in pazienti in fase di astinenza da sostanze psicoattive. Questa analogia, lungi dall’essere aneddotica, suggerisce un meccanismo psicologico complesso in atto, dove l’oggetto tecnologicamente apparentemente innocuo – lo smartphone – assume un ruolo centrale nella regolazione emotiva e nel funzionamento del cervello in via di sviluppo.L’episodio non può essere interpretato isolatamente. Esso rappresenta la manifestazione estrema di una tendenza allargata, alimentata da un ecosistema digitale pervasivo che offre gratificazioni immediate e continue. L’uso intensivo di smartphone e social media stimola il rilascio di dopamina, un neurotrasmettitore cruciale per il sistema di ricompensa del cervello. Questa stimolazione ripetuta crea un circolo vizioso: il cervello si abitua a ricercare attivamente quel “kick” dopaminergico, generando una sorta di dipendenza comportamentale. La conseguente astinenza, anche solo temporanea, può scatenare reazioni di ansia, irritabilità, e nel caso estremo, un vero e proprio stato di agitazione psicomotoria.La decisione dei genitori, pur motivata dall’esasperazione per l’utilizzo smodato del telefono, ha innescato una crisi che riflette una problematica più ampia. Si tratta di un campanello d’allarme che invita a una riflessione critica sul ruolo dei genitori, degli educatori, e della società nel suo complesso, nel guidare gli adolescenti verso un utilizzo consapevole e moderato della tecnologia. È necessario promuovere l’alfabetizzazione digitale, non solo in termini di competenze tecniche, ma anche in termini di consapevolezza dei rischi e delle implicazioni psicologiche dell’uso eccessivo di smartphone e social media.La gestione del caso del quindicenne, come sottolineato dal professor Rosso, ha seguito il protocollo standard per le condizioni psichiatriche associate a dipendenze, con successivo indirizzamento ai Servizi per le Dipendenze (Serd). Tuttavia, l’episodio evidenzia la necessità di un approccio più proattivo e multidisciplinare, che coinvolga psicologi, neuropsichiatri infantili, e pedagogisti, al fine di prevenire e affrontare tempestivamente i disturbi legati alla dipendenza tecnologica, sempre più diffusi tra gli adolescenti. Il benessere psichico delle nuove generazioni dipende anche dalla capacità di creare spazi di connessione reale, di promuovere attività alternative alla fruizione digitale e di educare alla resilienza di fronte alle frustrazioni e alle rinunce.

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