Nel cuore della Val Pellice, un crogiolo di natura selvaggia e sfide alpinistiche, si è dipanato oggi un intenso giorno di interventi di soccorso alpino e speleologico piemontese.
Tre emergenze, distinte ma interconnesse, hanno messo a dura prova la prontezza e la professionalità delle squadre, delineando un quadro vivido delle complessità legate alla gestione del rischio in ambiente montano.
Il primo episodio, scattato attorno alle ore 12:30, ha visto protagonista un cacciatore, vittima di un infortunio all’arto inferiore nel vallone del Rio Prainiri, in territorio di Bobbio Pellice.
La difficoltà di accesso, aggravata da condizioni meteorologiche avverse che nebbia e scarsa visibilità rendevano instabili, ha inizialmente imposto l’intervento di squadre a terra.
La decisione, lungi dall’essere una mera formalità burocratica, riflette la necessità di valutare attentamente il rapporto rischio/beneficio nell’impiego di mezzi aerei, soprattutto in contesti impervi.
Le squadre di terra, esperti nella valutazione del terreno e nella gestione di situazioni di emergenza in ambienti complessi, hanno stabilizzato il ferito e predisposto l’immobilizzazione, cruciali per prevenire ulteriori lesioni durante il trasporto.
Successivamente, un miglioramento delle condizioni atmosferiche ha permesso il dispiegamento dell’elisoccorso regionale di Azienda Zero Piemonte, un esempio tangibile di come la flessibilità e l’adattabilità siano elementi chiave nell’operare in montagna.
Mentre l’elicottero era in volo, la centrale operativa ha ricevuto una seconda chiamata, ancora più urgente.
Due scalatori si trovavano in una situazione di grave pericolo sul Torrione Rubinella, nel Vallone degli Invincibili, sempre a Bobbio Pellice.
La loro posizione, precaria e potenzialmente instabile, ha imposto una priorità assoluta, un esempio di come la centralizzazione delle risorse e la gerarchizzazione degli interventi siano vitali per salvare vite umane.
L’elicottero è stato immediatamente dirottato verso la nuova emergenza, dimostrando una capacità di risposta rapida e coordinata.
Un tecnico del soccorso alpino, esperto in tecniche di verricello e in gestione di situazioni di elevata pericolosità, è stato calato direttamente sulla parete rocciosa per recuperare i due scalatori, un’operazione delicata che richiede precisione, esperienza e un elevato grado di preparazione fisica e mentale.
Il velivolo si è quindi diretto verso il cacciatore infortunato, che è stato imbarcato tramite verricello e trasportato in ospedale, dove è stata diagnosticata una sospetta frattura all’arto inferiore.
L’intervento, seppur concluso con successo, sottolinea l’importanza di una diagnostica tempestiva e di un successivo percorso di cura adeguato.
Infine, la centrale operativa è stata allertata per un’escursionista dispersa ad Angrogna.
Fortunatamente, la donna è stata ritrovata prima che le squadre potessero avviare una vera e propria operazione di ricerca, evitando un dispendio di risorse e un’ulteriore fonte di stress per la comunità.
Questi tre interventi, apparentemente isolati, rappresentano una micro-fotografia delle sfide che le squadre di soccorso alpino e speleologico piemontese affrontano quotidianamente, una testimonianza della loro dedizione e del loro costante impegno a garantire la sicurezza di chi ama la montagna, un ambiente affascinante ma implacabile.
L’episodio evidenzia, inoltre, l’importanza di una formazione continua, di un coordinamento efficace e di una tecnologia all’avanguardia per affrontare al meglio le emergenze in ambienti ostili.






