Il locale “La Isla”, situato sull’isola di Sant’Antonio, nel territorio di Alessandria, è stato oggetto di un provvedimento amministrativo di sospensione delle licenze per un periodo di trenta giorni, disposto dal questore Sergio Molino su segnalazione dei Carabinieri. La decisione, che riflette una crescente preoccupazione per la sicurezza pubblica e l’ordine, fa seguito a una serie di episodi violenti che hanno coinvolto il locale, manifestando un degrado della gestione e una potenziale inefficacia dei sistemi di controllo.L’episodio che ha precipitato la decisione è stato un violento scontro avvenuto all’esterno del locale, durante il quale due gruppi di persone, presumibilmente legati da precedenti contenziosi, si sono affrontati in una resa dei conti. La dinamica è riconducibile a una lite scoppiata all’interno del locale, culminata con l’aggressione a un giovane di 22 anni, colpito al volto da un individuo fuggito poi. A distanza di alcune ore, intorno alle 4 del mattino, la situazione è degenerata ulteriormente, con un 19enne che ha riportato una ferita alla testa a causa di un calcio, necessitando di soccorso sanitario e un successivo ricovero ospedaliero con una prognosi di otto giorni.L’intervento dei Carabinieri ha immediatamente innescato un’indagine approfondita, volta a identificare tutti i soggetti coinvolti nell’alterco. L’analisi delle immagini di videosorveglianza, unita a possibili testimonianze, rappresenta uno strumento cruciale per ricostruire la dinamica precisa degli eventi e individuare i responsabili.La sospensione delle licenze, sebbene rigorosa, è stata giustificata dalla persistenza di comportamenti violenti e dalla difficoltà di garantire un ambiente sicuro per la clientela e il personale. La direzione del locale, pur rispettando il provvedimento amministrativo, ha espresso riserve sulla proporzionalità della sanzione, sottolineando come dinamiche simili si verifichino regolarmente in altri contesti, senza innescare interventi di simile intensità. Si evince una percezione di disparità di trattamento e una volontà di tutelare i diritti dell’attività, del personale e della comunità che la supporta, attraverso le opportune vie legali. La sospensione è concepita non come una cessazione definitiva, ma come una “pausa forzata”, un’occasione per una riorganizzazione interna e un impegno a tornare con una gestione rinnovata e una maggiore attenzione alla sicurezza e alla responsabilità sociale. La vicenda solleva interrogativi più ampi sulla gestione dei locali notturni, sulla prevenzione della criminalità e sulla necessità di un approccio equilibrato tra tutela dell’ordine pubblico e salvaguardia delle attività economiche.