A Spinetta Marengo, un’azione di fondamentale importanza si configura come un modello virtuoso, trascendendo i confini regionali e aspirando a divenire un punto di riferimento a livello nazionale.
La Regione Piemonte, animata da un approccio improntato alla trasparenza e alla proattività, ha avviato una serie di iniziative strategiche volte alla salvaguardia della salute pubblica, focalizzandosi in particolare sulla popolazione residente nelle vicinanze di un polo industriale.
L’azione si articola su due pilastri fondamentali: un programma di biomonitoraggio capillare, volto a misurare l’esposizione alle sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) direttamente nella popolazione, e l’istituzione di un Osservatorio dedicato alla riduzione di queste stesse sostanze, con l’obiettivo di mitigare il loro impatto sull’ambiente.
La sfida cruciale che si pone è quella di conciliare le esigenze di sviluppo economico con la tutela della salute dei cittadini.
Un equilibrio delicato, spesso compromesso nel passato, che richiede un impegno costante e un cambio di paradigma culturale, in cui la priorità assoluta debba essere sempre la salvaguardia del benessere umano.
L’Assessore Regionale alla Sanità, Federico Riboldi, ha presentato un aggiornamento dei risultati preliminari dell’indagine biomonitoraggio, che coinvolge i primi 414 volontari residenti entro un raggio di tre chilometri dal polo chimico.
Questa iniziativa, che si è ampliata progressivamente rispetto ai primi 135 prelievi effettuati tra novembre e dicembre 2024, ha attualmente portato al completamento di 457 esami ematici (con 43 campioni ancora in fase di analisi), mentre ulteriori 89 cittadini sono in attesa di sottoporsi all’esame, programmato per il 30 luglio e il 6 agosto.
Il coinvolgimento complessivo della comunità locale è significativo, con circa 750 persone che hanno completato la preadesione online tramite il sito della Regione.
I dati parziali finora raccolti delineano un quadro che, pur con alcune variazioni, rispecchia i risultati dei prelievi iniziali.
Circa l’8,9% dei partecipanti ha rilevato concentrazioni di Pfas superiori a 20 ng/ml, un dato che, seppur in lieve diminuzione rispetto all’11% dei risultati precedenti, rimane significativo e richiede un’analisi approfondita.
Un’ulteriore osservazione importante è che circa l’87,2% dei partecipanti presenta concentrazioni di Pfas comprese tra 2 e 20 ng/ml, mentre solo il 3,9% ha valori inferiori alla soglia di 2 ng/ml.
Questa distribuzione suggerisce una vasta area di esposizione a concentrazioni intermedie, che merita particolare attenzione nella definizione di strategie di prevenzione e mitigazione.
Un’analisi demografica dei casi con valori superiori a 20 ng/ml rivela una prevalenza di soggetti maschi, ultrasessantenni e in pensione.
Questa correlazione potrebbe essere indicativa di fattori legati all’età, all’occupazione pregressa o allo stile di vita, che richiedono ulteriori indagini per essere chiariti.
L’Assessore Riboldi ha sottolineato che, una volta completata la raccolta dei dati, una task force dedicata valuterà attentamente le prossime azioni da intraprendere nel programma di biomonitoraggio, concentrandosi sulla presa in carico della popolazione e sulla creazione di un modello scalabile e replicabile in altre aree geografiche e contesti industriali.
Questo approccio proattivo e collaborativo rappresenta un passo fondamentale verso la costruzione di un futuro più sano e sostenibile per tutti.