Tensione nel Carcere: OSAPP Diffida l’Amministrazione Penitenziaria

La crescente tensione nel sistema penitenziario piemontese si manifesta con una formale diffida avanzata dall’Organizzazione Sindacale Autonoma di Polizia Penitenziaria (OSAPP) nei confronti dell’amministrazione penitenziaria del carcere Lorusso-Cutugno di Torino.

La comunicazione, trasmessa tramite l’avvocata Maria Immacolata Amoroso, coinvolge direttamente il Provveditorato Regionale e il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, evidenziando una criticità strutturale che incide sul benessere e sulle condizioni economiche del personale di polizia penitenziaria, estendendosi anche al nucleo traduzioni provinciale.
La questione centrale ruota attorno alla sospensione, protrattasi sin dal mese di maggio 2025, del versamento dei buoni pasto destinati al personale in servizio.

Questo mancato adempimento, lungi dall’essere un mero dettaglio amministrativo, rappresenta un’erosione del diritto al ristoro durante l’esecuzione del servizio, impattando significativamente il potere d’acquisto dei dipendenti, costretti ad anticipare spese alimentari che dovrebbero essere coperti dall’ente pubblico.
La normativa vigente, infatti, riconosce e tutela il diritto del personale penitenziario alla corresponsione del valore sostitutivo del pasto in situazioni come quella attuale, in cui l’erogazione del servizio di mensa risulta assente.
Si tratta di un diritto che non è semplicemente un beneficio, ma una componente essenziale per garantire la dignità e la funzionalità operativa di coloro che quotidianamente assicurano la sicurezza e la gestione delle istituzioni detentive.
L’OSAPP, nel contestare l’inerzia amministrativa, sottolinea l’inaccettabile silenzio e la mancata risposta ai ripetuti solleciti, configurando una gravissima forma di negligenza che mina la fiducia nel sistema e genera un clima di frustrazione all’interno del corpo di polizia penitenziaria.

Il sindacato, ribadendo la propria ferma volontà di tutelare i propri iscritti, esorta l’amministrazione ad adempiere immediatamente al proprio obbligo, fissando un termine perentorio di quindici giorni.
Parallelamente, si riserva il diritto di segnalare la vicenda agli organi di controllo competenti e di intraprendere ulteriori azioni sindacali, incluse azioni legali, al fine di ottenere una soluzione definitiva e di prevenire il ripetersi di simili situazioni, che compromettono l’efficienza del servizio penitenziario e il benessere del personale.

La vicenda solleva, inoltre, interrogativi più ampi sulla gestione delle risorse umane all’interno del sistema penitenziario, e sulla necessità di garantire condizioni di lavoro dignitose per coloro che operano in un contesto spesso caratterizzato da elevati livelli di stress e rischio.

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