Nel cuore della notte, le ombre del carcere di Torino hanno celato un dramma sventato, un monito silenzioso che grida la fragilità umana e le condizioni critiche in cui si svolge la detenzione.
Un giovane detenuto, di appena diciannove anni e con radici nordafricane, ha tentato di togliersi la vita, agganciando un cappio improvvisato con un lenzuolo alla sbarra della sua cella, mentre il compagno di detenzione riposava.
L’intervento tempestivo di un agente di polizia penitenziaria, durante un giro di controllo di routine, ha interrotto questa tragica sequenza, rivelando la disperazione che serpeggia tra le mura carcerarie.
Insieme al compagno di cella, il poliziotto ha liberato il giovane, evitando che il gesto si consumasse.
L’episodio, più che una cronaca di eventi, è una spaccato delle complesse dinamiche che animano il sistema penitenziario italiano.
Leo Beneduci, segretario generale del sindacato autonomo Osapp, sottolinea l’importanza di questo evento come esempio tangibile della professionalità e del senso del dovere che animano molti agenti di polizia penitenziaria, spesso operanti in condizioni estremamente precarie.
La denuncia di Beneduci va oltre la semplice lode all’agente intervenuto.
Evidenzia come la sua azione sia frutto di un “miracolo”, una resilienza straordinaria in un contesto caratterizzato da un profondo senso di abbandono.
La carenza di personale, la scarsità di risorse, la mancanza di strumenti adeguati e una generale sottovalutazione del ruolo della polizia penitenziaria si materializzano in un quadro di profonda vulnerabilità, amplificato dall’assenza di figure apicali dell’amministrazione, impegnate in periodi di riposo.
Questa situazione genera un circolo vizioso: una detenzione sovraffollata e priva di risorse adeguate alimenta la frustrazione e la disperazione dei detenuti, aumentando il rischio di eventi tragici, mentre il personale, gravato da un carico di lavoro insostenibile, fatica a garantire un adeguato livello di sicurezza e assistenza.
L’episodio torinese è un appello urgente, diretto alle massime cariche dello Stato.
Il sindacato Osapp si rivolge al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e alla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, esprimendo la preoccupazione per decisioni affrettate e potenzialmente controproducenti, come l’espansione del parco detentivo senza un concomitante potenziamento del personale di polizia penitenziaria.
Un aumento dei posti detentivi senza un adeguato supporto umano non farebbe altro che esacerbare le criticità esistenti, compromettendo la sicurezza di detenuti e agenti e alimentando un senso di ineluttabilità che rischia di erodere i principi fondamentali del sistema penitenziario.
L’azione di prevenzione e l’assistenza psicologica, fondamentali per la riabilitazione e la prevenzione del suicidio, sono infatti strettamente legate alla presenza e alla formazione del personale, elementi che appaiono oggi irrimediabilmente carenti.
Il rispetto della dignità umana, anche all’interno delle carceri, impone un ripensamento radicale delle politiche penitenziarie.