L’escalation di violenza che ha insanguinato il centro di Torino, al termine del corteo pro-Gaza, solleva questioni urgenti e complesse che richiedono una risposta istituzionale robusta, coordinata e che trascenda i confini amministrativi.
L’episodio, purtroppo non isolato nel panorama di recenti manifestazioni, denuncia una pericolosa deriva di strumentalizzazione della protesta, dove la legittima espressione di dissenso viene distorta e mascherata da azioni deliberatamente aggressive e vandaliche, perpetrate ai danni delle forze dell’ordine e della proprietà pubblica.
Il Comitato provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, presieduto dal Prefetto Donato Cafagna, si è riunito in una seduta d’urgenza, coinvolgendo il Sindaco Stefano Lorusso e il rappresentante della Procura, per analizzare l’accaduto e definire strategie di intervento.
La discussione ha superato la mera constatazione dell’emergenza, focalizzandosi sull’analisi delle dinamiche sottostanti che hanno permesso a questi comportamenti inaccettabili di manifestarsi.
Si è riconosciuta la necessità di un’indagine approfondita, non solo per identificare e perseguire i responsabili diretti degli atti violenti, ma anche per comprendere le radici di questa strumentalizzazione della protesta.
L’utilizzo di eventi pacifici e sentiti come il corteo per Gaza, per veicolare intenti di disturbo dell’ordine pubblico e aggressione, configura una grave violazione del diritto di manifestare e una profanazione della memoria di chi lotta per la giustizia.
La risposta delle istituzioni deve essere articolata su più livelli: rafforzamento della presenza e della preparazione delle forze dell’ordine durante le manifestazioni, implementazione di sistemi di intelligence per prevenire e neutralizzare gruppi di provocazione, e soprattutto, un’azione di sensibilizzazione e di educazione alla legalità rivolta a tutti i cittadini, con particolare attenzione alle nuove generazioni.
Inoltre, si è ribadita l’importanza di una stretta collaborazione tra le diverse agenzie di sicurezza, con scambio tempestivo di informazioni e coordinamento delle attività investigative.
Non si tratta solo di reprimere il crimine, ma di costruire una cultura del rispetto delle regole e della convivenza civile, che riconosca il valore della protesta pacifica come strumento di democrazia, ma che condanni senza appello ogni forma di violenza e vandalismo.
Il silenzio o l’attenuazione della risposta istituzionale finirebbero per legittimare, agli occhi di alcuni, questi comportamenti, minando la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e mettendo a rischio la sicurezza e la vivibilità della città.