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Torino, Factotum: Richiesta di Risarcimento per Infiltrazioni ‘Ndrangheta

Il Comune di Torino ha formalizzato una richiesta di risarcimento danni da 100.000 euro nell’ambito del complesso processo ‘Factotum’, un’inchiesta giudiziaria che indaga sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nel tessuto economico e sociale del Torinese.

L’udienza odierna vede contrapposti i difensori di cinque imputati, figure chiave che secondo l’accusa hanno collaborato attivamente alla costruzione di una rete criminale capace di sfruttare posizioni di potere e opportunità derivanti da un sistema di relazioni complesse.
Tra gli imputati di particolare interesse figura Francesco D’Onofrio, la cui biografia personale rivela una traiettoria inattesa.
Negli anni Ottanta, D’Onofrio era militante in Colp, un’organizzazione di estrema sinistra, segnando un passato che contrasta nettamente con l’accusa di essere divenuto, in seguito, uno degli elementi di spicco della criminalità organizzata nella zona.
Accanto a lui, figura di rilievo anche Domenico Ceravolo, ex sindacalista della Filca Cisl, la cui posizione solleva interrogativi sul ruolo delle organizzazioni di rappresentanza dei lavoratori in contesti di criminalità organizzata e sulla potenziale compromissione di istituzioni chiave.
Il processo ‘Factotum’ è il coronamento di un’articolata indagine condotta dal Gruppo Investigativo Criminalità Organizzata (Gico) della Guardia di Finanza, sotto la direzione della Distrettuale Antimafia (DDA).
L’inchiesta ha portato alla luce presunte ramificazioni della ‘ndrangheta che si estendono a importanti centri della pianura torinese, come Moncalieri e Carmagnola, evidenziando come la criminalità organizzata abbia saputo infiltrarsi in settori cruciali dell’economia locale.
Oltre al Comune di Torino, anche altri enti e categorie professionali hanno costituito parte civile nel processo, presentando richieste di indennizzo per i danni subiti.

Tra questi, il sindacato, che mira a tutelare la propria reputazione e a denunciare eventuali responsabilità interne, e la Regione Piemonte, che si è costituita per proteggere l’interesse pubblico e la stabilità delle istituzioni regionali.
La complessità del caso ‘Factotum’ non si limita alla mera accertamento delle responsabilità penali, ma investe anche la necessità di ricostruire un quadro chiaro delle dinamiche che hanno permesso all’organizzazione criminale di radicarsi nel territorio e di condizionare lo sviluppo economico e sociale della regione.

Il processo rappresenta, dunque, un’occasione cruciale per riaffermare i valori della legalità e per promuovere una cultura della trasparenza e della responsabilità nel tessuto istituzionale e sociale del Piemonte.

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