Un gesto simbolico, un monito affinché la memoria non si affievolisca: i consiglieri comunali torinesi Silvio Viale (Radicali +Europa) e Giuseppe Catizone (Lega) hanno promosso un flash mobile di sensibilizzazione di fronte alla sinagoga di Torino, in occasione del doloroso anniversario dell’attacco di Hamas del 7 ottobre.
L’iniziativa, caratterizzata dall’esposizione di cartelli commemorativi e della bandiera israeliana, si pone come risposta a una tendenza percepita di revisionismo storico e strumentalizzazione politica dell’evento.
“C’è chi, purtroppo, sembra voler dimenticare o addirittura celebrare il 7 ottobre,” ha dichiarato Viale, denunciando la pericolosa inversione di prospettiva che attribuisce all’attacco di Hamas una connotazione di resistenza legittima.
La descrizione di pogrom, evocata dal consigliere, non è una mera analogia retorica, ma un richiamo diretto a una storia di persecuzioni e violenza antisemita che ha segnato profondamente il passato europeo, un monito contro ogni forma di intolleranza e negazione della sofferenza.
Viale, sostenitore della soluzione dei due Stati, auspica un futuro in cui israele e palestina possano coesistere in sicurezza reciproca, riconoscimento imprescindibile per avviare un percorso di pace duraturo.
L’attuale apertura a negoziati, seppur fragile, rappresenta un barlume di speranza, un’occasione da non perdere.
Catizone, pur nella sua posizione politica, ha espresso un sentimento di vicinanza al popolo israeliano, ribadendo il diritto alla sicurezza e all’esistenza di uno Stato di Israele.
Il riferimento alla figura del presidente Trump e al suo piano di pace, seppur controverso, testimonia una ricerca di soluzioni negoziali, unita all’auspicio di un cessate il fuoco che tuteli la popolazione civile, palestinese e israeliana.
L’espressione di preoccupazione per i bambini e i civili inermi, a entrambe le parti, sottolinea la necessità di un approccio umanitario che vada al di là delle dinamiche geopolitiche e ideologiche.
L’azione dei due consiglieri, al di là delle differenti sensibilità politiche, solleva un interrogativo cruciale: come preservare la memoria di eventi traumatici in un contesto globale sempre più incline alla semplificazione e alla polarizzazione? La loro iniziativa, per quanto modesta, rappresenta un tentativo di contrastare l’oblio e di promuovere una riflessione più profonda sulle cause e sulle conseguenze del conflitto israelo-palestinese, un conflitto che continua a mietere vittime e a generare instabilità in un’area geografica di vitale importanza per la sicurezza internazionale.
L’auspicio di un futuro di pace e sicurezza, che includa la protezione dei più vulnerabili, rimane un imperativo morale e politico.








