Torino, Giornata Internazionale: Corteo e Occupazioni per i Diritti delle Donne

A Torino, la Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne ha assunto i contorni di una vibrante espressione di resilienza e protesta, con un corteo che ha visto la partecipazione di circa duemila persone, coordinate da Non Una Di Meno.
La mobilitazione, partita dal cuore pulsante del giardino di Porta Nuova, ha attraversato la città, trasformando il percorso in un palcoscenico per rivendicazioni complesse e intrecciate.
L’azione collettiva ha subito una significativa interruzione quando, lungo il tragitto, un centinaio di manifestanti hanno scelto di occupare la stazione della metropolitana Marconi, temporaneamente sospendendo il servizio.

Questa scelta, compiuta con determinazione, ha simboleggiato una volontà di interrompere le dinamiche consolidate e di rendere tangibile la richiesta di cambiamento radicale.
Anche il traffico urbano, lungo il percorso del corteo, è stato oggetto di una temporanea riorganizzazione, un segno tangibile della presa della collettività sulla città.

Il corteo non è stato solo una marcia, ma una narrazione visiva potente, resa possibile da una miriade di cartelli e striscioni che hanno convogliato rabbia, dolore e speranza.

Frasi come “Lo stupratore non è malato ma figlio sano del patriarcato” e “Siamo le nipoti delle streghe che non avete bruciato” hanno risuonato con forza, denunciando le radici culturali profonde della violenza di genere e rivendicando la forza ancestrale delle donne.
L’eco delle parole di Cristina Torres-Cáceres, “Se domani tocca a me voglio essere l’ultima”, ha permeato l’aria, fungendo da monito e da promessa di solidarietà.

La manifestazione ha inoltre offerto uno spazio di riflessione più ampia, intrecciando la lotta contro la violenza sulle donne con altre battaglie per la giustizia sociale.

La presenza di cartelli a sostegno di Mohamed Shahin, imam della moschea di Via Saluzzo, espulso dal territorio dopo vent’anni di presenza, ha evidenziato come la lotta per i diritti delle donne si configuri come parte integrante di una più vasta battaglia contro il razzismo, la discriminazione e l’ingiustizia migratoria.

Lo slogan “Free Shahin, nobody deported for supporting Palestine” ha articolato la connessione tra la difesa dei diritti umani, la solidarietà internazionale e la denuncia delle politiche repressive.
Un caleidoscopio di messaggi, da “Ama il micio, odia il macio” a “Contro guerra e patriarcato blocchiamo tutto”, ha dipinto un quadro complesso e articolato della resistenza femminista contemporanea.

L’invito a contattare il numero di soccorso 1522, dedicato alle vittime di violenza, ha rappresentato un gesto concreto di sostegno e di protezione, ricordando che la solidarietà è un diritto e un dovere.

La giornata si è conclusa non solo con una denuncia, ma con la promessa di un impegno continuo e con la consapevolezza che la lotta per la giustizia e l’uguaglianza è un percorso lungo e inesorabile.

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