La piazza di Torino si è frantumata in due prospettive divergenti, un riflesso delle complessità che il Decreto Sicurezza ha sollevato nel tessuto sociale e politico italiano. Un cordone di manifestanti, autodefinendosi come collettivi studenteschi radicali, gruppi autonomi, antagonisti dei centri sociali e militanti di “Potere al Popolo”, si è posizionato strategicamente a breve distanza dalla manifestazione principale, denunciando una partecipazione percepita come opportunistica e accomodante. La presenza di vessilli del Partito Democratico e di un esponente dell’Unione Universitari di Torino (UDU) è stata oggetto di critiche esplicite, interpretata come un tentativo di normalizzazione e istituzionalizzazione di una protesta che, a loro avviso, doveva mantenere una forte connotazione di dissenso radicale. “Si tratta solo di una passerella”, hanno contestato, sottintendendo una mancanza di sostanza e di reale impegno nella lotta contro il provvedimento.La manifestazione ufficiale, promossa dal Coordinamento Antifascista Torino, ha visto l’adesione di un ampio spettro di forze politiche e associative, tra cui il Partito Democratico, la CGIL, l’ANPI e l’ARCI. Il senatore dem Andrea Giorgis ha partecipato attivamente, mentre la giurista Alessandra Algostino, docente ordinaria di diritto costituzionale all’Università Subalpina, ha offerto un’analisi giuridica incisiva, denunciando come il decreto rappresenti una seria erosione dei principi fondamentali della democrazia, in particolare per quanto riguarda i diritti di asilo, la libertà di espressione e il diritto di protesta.Al termine dell’evento, l’ex magistrato Livio Pepino, figura di spicco del Coordinamento Antifascista, ha sottolineato l’importanza di accogliere la diversità di opinioni presenti in piazza, riconoscendo che la vera sfida risiede nella capacità di trasformare questa protesta in una battaglia condivisa e duratura. Pur ammettendo che l’obiettivo di bloccare la conversione del decreto in legge potrebbe non essere raggiunto, Pepino ha espresso la speranza che questo segnali l’inizio di un movimento più ampio e consapevole, capace di mobilitare la società civile e di contrastare le derive autoritarie del governo.Il discorso di una storica attivista No Tav, proveniente dalla Valle di Susa, ha aggiunto una dimensione concreta e personale alla manifestazione. La sua esperienza diretta di repressione e di lotta contro i poteri forti ha portato alla luce una profonda diffidenza nei confronti del Partito Democratico, accusato di non aver mai offerto un reale sostegno alle istanze delle minoranze e delle comunità marginalizzate. “Noi conosciamo bene il significato della repressione,” ha affermato con amarezza, evidenziando un sentimento di tradimento e di distanza tra le istituzioni e le realtà sociali che si battono per la giustizia e la dignità. La sua testimonianza ha contribuito a definire il confine tra le due anime della piazza, tra chi cerca un dialogo istituzionale e chi, invece, rivendica un’alternativa radicale e autonoma.
Torino: Piazza Divisa, Due Anime in Protesta contro il Decreto Sicurezza
Pubblicato il
