Questa mattina, Torino è stata teatro di un intervento significativo da parte delle forze dell’ordine, con l’applicazione di un provvedimento cautelare di permanenza domiciliare a sei minorenni.
I ragazzi, di età compresa tra i 16 e i 17 anni, sono legati a collettivi studenteschi di matrice antagonista e al centro sociale Askatasuna e sono al vaglio della Procura della Repubblica per una serie di atti di contestazione e violenza nei confronti delle autorità.
La misura, emessa dal giudice per i minorenni su richiesta della Procura, rappresenta un punto fermo in un’indagine complessa che interseca dinamiche sociali, attivismo politico e sicurezza pubblica.
Le accuse contestate agli indagati non si limitano a semplice resistenza a pubblico ufficiale, ma abbracciano accuse di lesioni aggravate, segnando un’escalation nella conflittualità tra i collettivi studenteschi e le forze dell’ordine.
Il primo episodio ricostruito risale al 17 ottobre, durante un’azione di propaganda organizzata da Gioventù Nazionale presso il liceo Albert Einstein. La successiva interruzione dell’azione da parte di studenti legati al Kollettivo Einstein, e le conseguenti reazioni violente nei confronti degli agenti intervenuti, hanno provocato lesioni a tre operatori, due della Digos e uno del Reparto Mobile.
L’escalation di violenza si è poi concretizzata durante il corteo denominato “No Meloni Day” del 14 novembre.
Qui, al termine della manifestazione, un gruppo di indagati ha tentato un’irruzione nella sede della Città Metropolitana di Torino, aggredendo i poliziotti con calci, colpi di aste di bandiera e l’utilizzo di un estintore come arma.
Questo attacco ha causato lesioni a nove agenti del Reparto Mobile, con una prognosi media di sette giorni.
Un manifestante maggiorenne è stato arrestato in flagranza differita per il suo ruolo nell’evento.
Parallelamente alle indagini in corso, le forze dell’ordine hanno eseguito perquisizioni domiciliari presso le abitazioni dei minorenni indagati, estendendo il campo d’indagine ad ulteriori episodi di contestazione.
Tra questi, si segnalano l’occupazione dei binari della stazione di Porta Nuova il 22 settembre, in segno di solidarietà alla causa palestinese, e l’occupazione della stazione di Porta Susa il 24 settembre.
Particolarmente grave è l’irruzione nella sede del quotidiano “La Stampa” avvenuta il 28 novembre, un atto che ha sollevato interrogativi sulla libertà di stampa e sul diritto alla sicurezza dei lavoratori giornalistici.
Questo quadro complesso pone interrogativi cruciali: qual è il ruolo e la funzione dei collettivi studenteschi nell’attuale panorama sociale e politico? Come si concilia il diritto alla protesta e alla dissidenza con il rispetto della legalità e la sicurezza pubblica? Quali sono le dinamiche socio-economiche e culturali che alimentano la radicalizzazione di alcuni giovani? L’applicazione del provvedimento cautelare di permanenza domiciliare rappresenta un tentativo di arginare l’escalation della violenza, ma al contempo sollecita una riflessione più ampia sulle cause profonde della conflittualità e sulla necessità di promuovere un dialogo costruttivo tra le diverse componenti della società torinese.
La vicenda pone l’attenzione sulla delicatezza del rapporto tra attivismo giovanile, sicurezza pubblica e diritti fondamentali, richiedendo un approccio equilibrato e mirato a garantire la convivenza pacifica e il rispetto della legge.






