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domenica 9 Novembre 2025

Torino, trapianto impossibile: un cuore speculare salvato

Un evento di eccezionale complessità chirurgica si è recentemente concluso con successo all’ospedale San Giovanni Bosco di Torino, segnando una pietra miliare nell’ambito della cardiochirurgia mondiale.
Un paziente di 75 anni, affetto da una combinazione rarissima di anomalie congenite – destrocardia e situs inversus totalis – ha ricevuto un impianto di condotto aortico Konect, un intervento mai eseguito prima in un contesto anatomico così peculiare.

La rarità di queste condizioni, che ribaltano la normale disposizione degli organi interni (circa un caso ogni 12.000 nascite), rende ogni procedura una sfida unica, richiedendo una pianificazione meticolosa e una profonda comprensione dell’anatomia speculare del paziente.

La condizione del paziente era ulteriormente aggravata dalla presenza di stenosi valvolare aortica, un aneurisma del seno di Valsalva destro e un difetto interventricolare, patologie che imponevano un intervento a cuore aperto di elevata delicatezza.
La gestione del rischio intraoperatorio ha richiesto un approccio innovativo, che ha visto la collaborazione virtuosa tra la Radiologia, diretta da Paolo Vaudano, e la Cardiologia, guidata da Giacomo Boccuzzi.
Attraverso l’utilizzo di una tomografia assiale computerizzata (TAC) ad altissima risoluzione e tecniche avanzate di modellazione tridimensionale, il cuore, l’aorta e le coronarie del paziente sono stati ricostruiti digitalmente, consentendo una simulazione virtuale dell’intervento.
Questa pianificazione virtuale ha permesso di anticipare e mitigare potenziali complicazioni, ottimizzando la strategia chirurgica.
Il condotto aortico Konect, scelto dal responsabile della Cardiochirurgia, Matteo Attisani, rappresenta una tecnologia all’avanguardia.

Questo dispositivo integrato combina una protesi valvolare biologica di nuova generazione, un tubo vascolare e una cuffia elastica, semplificando l’impianto e riducendo i tempi di intervento.

L’équipe chirurgica, composta da Sergio Trichiolo, Fabrizio Scalini, il cardioanestesista Sabino Mosca, la perfusionista Veronica Milano e la strumentista Laura Roati, ha operato per sei ore, affrontando la complessità anatomica con precisione e competenza.

La tecnica chirurgica utilizzata, una “mirror Bentall”, ovvero una variante adattata alla disposizione anatomica speculare del paziente, ha previsto la sostituzione della valvola aortica, della radice aortica e dell’aorta ascendente, con un attento reimpianto delle coronarie.
La rapidità del recupero post-operatorio è stata notevole: il paziente è stato estubato poche ore dopo l’intervento e, grazie all’efficiente gestione della struttura di Anestesia e Rianimazione-Terapia Intensiva, diretta da Roberto Balagna, è stato dimesso dall’unità intensiva il giorno successivo.
Questo successo dimostra l’importanza della collaborazione multidisciplinare, dell’innovazione tecnologica e della competenza chirurgica nell’affrontare le sfide poste dalle patologie cardiovascolari in contesti anatomici anomali, offrendo nuove speranze per i pazienti con condizioni rare e complesse.

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