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Truffa a Torino: Arrestati tre sinti, anziana derubata

A Torino, una vicenda di inganno e spregio ha sconvolto la quiete del quartiere San Paolo, culminando nell’arresto di tre individui appartenenti alla comunità sinti, presunti esecutori di una sofisticata truffa ai danni di un’anziana signora.
L’episodio, che rivela una premeditazione inquietante e un’organizzazione complessa, mette in luce la vulnerabilità delle fasce più anziane della popolazione, spesso bersaglio di predatori emotivi e finanziari.

La dinamica, ricostruita minuziosamente dalla Squadra Mobile, si è dipanata attraverso una messinscena abilmente orchestrata.
Uno degli uomini, con fare convincente e sfruttando l’ingenuità della vittima, si è presentato alla sua abitazione sostenendo di essere un tecnico del gas, inviato per effettuare un controllo urgente sull’impianto domestico.

Il pretesto, apparentemente innocuo, ha aperto le porte a un piano criminale volto a sottrarre beni di ingente valore.

La capacità di improvvisazione e la preparazione psicologica del truffatore si sono rivelate cruciali.
L’utilizzo di un dispositivo emettitore di luce rossa, simulante una fuga di gas, ha accentuato la veridicità della falsa emergenza, amplificando la sensazione di pericolo e favorendo la manipolazione della vittima.

Mentre la donna, presa dall’allarme, si preoccupava della potenziale pericolosità dell’impianto, il finto tecnico, con abilità manipolativa, è riuscito a convincerla a consegnare gioielli e denaro, accumulando una refurtiva di diverse migliaia di euro, sommata a 400 euro in contanti.

L’azione, tuttavia, non si è fermata alla singola truffa.
La rapidità e l’efficienza con cui il gruppo si è allontanato dalla scena, a bordo di un veicolo con targhe alterate, suggeriscono un’organizzazione più ampia, un sistema consolidato di attività criminali.
Il ritrovamento, a Vinovo, dell’auto con targhe false, ha permesso alle forze dell’ordine di stringere il cerchio attorno ai responsabili.
Le successive perquisizioni domiciliari, rese possibili dalla collaborazione e dall’acume investigativo della Squadra Mobile, hanno svelato un vero e proprio laboratorio di frode.

Oltre alla refurtiva recuperata, tra cui una cassettina portagioie con monili in oro e una pochette contenente denaro, sono stati rinvenuti strumenti di inestimabile valore per il perpetrarsi di ulteriori reati: targhe automobilistiche contraffatte, bilancini di precisione per la valutazione della purezza dei metalli, strumenti per la manipolazione del denaro, orologi, oro e una somma esorbitante in contanti, pari a circa 66.000 euro.
Questo arsenale criminale testimonia la premeditazione e la capacità di pianificazione del gruppo, che si preparava ad ulteriori colpi.
La restituzione dei beni alla vittima rappresenta un gesto di riparazione, seppur parziale, di un danno che va ben oltre il valore economico.
I tre uomini, a seguito della convalida dell’arresto e della disposizione della custodia cautelare, attendono il giudizio della giustizia, mentre la vicenda solleva interrogativi cruciali sulla sicurezza delle fasce più vulnerabili della popolazione e sulla necessità di rafforzare i controlli e le misure di prevenzione.
L’episodio sottolinea la costante evoluzione delle tecniche di truffa e la richiesta di un impegno continuo da parte delle istituzioni e della società civile per contrastare questo fenomeno dilagante.

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