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venerdì 24 Ottobre 2025

Truffa ad Alba: anziana vittima di inganno e inseguimento ad alta velocità

Ad Alba, un episodio di insidiosa truffa ha scosso la quiete di un condominio, mettendo a nudo una dinamica di manipolazione e abuso nei confronti di una donna anziana.
Due individui, L.

L.
e V.
R.
, con precedenti penali e già noti alle autorità, hanno orchestrato un inganno che mirava a sottrarre beni di valore, sfruttando l’ingenuità e la fiducia della vittima.

La narrazione dell’accaduto si dipana attorno a una finta ispezione idrica, un pretesto credibile utilizzato per introdursi nell’appartamento.

La scusa, apparentemente banale – la verifica della qualità dell’acqua e l’esclusione di possibili contaminazioni – ha permesso ai truffatori di varcare la soglia domestica, aprendo la strada a un’azione predatoria.

Questo dimostra come l’utilizzo di figure di autorità, anche se in realtà fittizie, possa facilitare l’accesso e la manipolazione delle vittime.
L’azione dei malviventi si inserisce in un contesto più ampio di attività criminali già in corso nel capoluogo cuneese, come evidenziato dalle indagini della squadra mobile.
Il loro modus operandi, caratterizzato da una pianificazione accurata e dalla capacità di adattarsi alle circostanze, suggerisce un’organizzazione più strutturata, forse parte di una rete criminale specializzata in truffe e furti a danno di persone vulnerabili.

L’inseguimento ad alta velocità lungo l’autostrada A33, culminato con l’arresto dei responsabili, ha aggiunto un elemento di drammaticità all’evento.
La loro appartenenza alla comunità Sinti piemontese, domiciliati in provincia di Asti, solleva interrogativi sulla marginalizzazione sociale e la possibile correlazione con l’aumento della criminalità in contesti di disagio economico e culturale.

È cruciale, tuttavia, evitare generalizzazioni e stigmatizzazioni basate sull’appartenenza etnica, concentrandosi invece sulla responsabilità individuale dei colpevoli e sulla necessità di interventi mirati per la prevenzione del crimine.
La scoperta della refurtiva in loro possesso, unitamente alla somma di 900 euro in contanti, prova inequivocabilmente il collegamento tra l’azione criminale e il furto subito dall’anziana signora.

Il ritrovamento di ulteriori oggetti di valore nel veicolo indica che si tratta di una attività illecita continuativa, suggerendo il possesso di una base operativa e la possibilità di altri colpi simili in corso d’opera.
La detenzione preventiva in due diverse case circondariali, Torino e Cuneo, riflette la gravità dei reati commessi e la necessità di garantire che i responsabili non possano reiterare la loro condotta criminale.
L’episodio pone l’accento sull’importanza di rafforzare la sensibilizzazione delle fasce più vulnerabili della popolazione, promuovendo una maggiore consapevolezza dei rischi di truffe e inganni, e sulla necessità di intensificare i controlli e le indagini da parte delle forze dell’ordine per contrastare efficacemente questa forma di criminalità predatoria.

L’evento richiede, inoltre, una riflessione più ampia sulle cause sociali e culturali che possono favorire l’emergere di comportamenti devianti e sulla necessità di interventi di prevenzione e riabilitazione mirati a reinserire nella legalità individui a rischio.

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