giovedì 4 Settembre 2025
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Violenza nel calcio giovanile: Volpiano ritira la squadra.

La decisione del Volpiano Pianese Calcio di ritirare la squadra Under 14 dal torneo Super Oscar rappresenta un atto di profonda riflessione e una severa condanna di un episodio che ha travolto il mondo del calcio giovanile piemontese.
L’allontanamento dalla competizione, annunciato dal presidente Massimo Gariglio, segue un violento episodio verificatosi a Collegno, dove un genitore, superando ogni limite di decoro e legalità, ha aggredito fisicamente il giovane portiere avversario, un ragazzino di soli tredici anni.

Questo gesto inqualificabile non è solo un atto di violenza fisica, ma una profonda ferita ai valori fondamentali che dovrebbero animare lo sport, in particolare quello giovanile: il rispetto, la lealtà, la crescita personale e collettiva.
La società Volpiano Pianese, profondamente radicata in questi principi, ha scelto di reagire con fermezza, privilegiando la tutela emotiva e psicologica dei propri ragazzi, messi a dura prova da un clima di crescente tensione che sembra permeare alcuni contesti agonistici.

La decisione, descritta dal presidente Gariglio come “sofferta”, va oltre la semplice gestione dell’emergenza.
È un segnale forte, un grido d’allarme che invita l’intera comunità calcistica – dirigenti, allenatori, genitori, arbitri – a una seria e urgente riflessione.
Non si tratta solo di punire il responsabile materiale dell’aggressione, come giustamente attende il giudice federale, ma di analizzare a fondo le cause che hanno portato a un simile episodio, scardinando l’immagine dello sport come spazio di crescita e di inclusione.

Il comitato organizzatore del torneo Super Oscar, condannando con forza l’accaduto, condivide la necessità di un approccio più ampio, che preveda un lavoro formativo e di sensibilizzazione rivolto a tutti gli attori coinvolti.
L’impegno delle società organizzatrici deve essere totale nel garantire un ambiente sicuro e stimolante per i giovani calciatori, dove la passione per il gioco non si trasformi in un’ossessione distruttiva.
L’episodio solleva interrogativi cruciali sul ruolo dei genitori nello sport giovanile: è lecito, anzi, è auspicabile, la loro presenza e il loro supporto, ma questo non può mai giustificare comportamenti aggressivi o irrispettosi nei confronti degli altri, né tantomeno nei confronti degli arbitri o dei giovani atleti.

Il calcio, a questa età, deve essere soprattutto un’esperienza positiva, un momento di crescita personale e di apprendimento dei valori fondamentali della convivenza civile.
Le prossime ore saranno cruciali per comprendere le decisioni che verranno assunte in merito all’episodio e per avviare un percorso di riflessione collettiva che possa contribuire a restituire al calcio giovanile la sua vera essenza: un luogo di crescita, di sicurezza e di rispetto per tutti.

Un percorso che deve coinvolgere non solo le istituzioni sportive, ma anche le famiglie, le scuole e l’intera società civile.

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