Giovedì 23 ottobre, il Circolino di Flashback Habitat si configura come un palcoscenico per “Compassione”, un’installazione site-specific ideata da Alexander Mostafa Fazari e curata da Alessandro Bulgini, direttore artistico dell’hub culturale.
L’ambiente circostante si dissolve sotto un’imponente distesa di coperte termiche dorate, un’architettura effimera che si erge come un fragile eppure salvifico manto di luce.
Queste superfici, delicate come veli, agiscono da barriera protettiva e allo stesso tempo da specchio riflettente, evocando l’ambivalenza stessa del concetto di salvezza: un rifugio precario in un mondo in continuo mutamento.
L’intervento dell’artista, calligrafo di profonda ispirazione, trascende la mera applicazione di pigmenti.
Su queste superfici dorate, parole scelte con cura – frammenti di saggezza provenienti dai poeti e mistici Gibran, Rumi e Ibn Arabi – vengono incise e dipinte con un gesto che fonde scrittura e respiro, unione tra spiritualità intima e azione politica.
Non si tratta solo di calligrafia, ma di un rituale performativo, un atto creativo che mira a restituire il senso del sacro, del profondo, spesso dimenticato nel nostro tempo.
L’opera si presenta come una riflessione stratificata sul valore universale della compassione, intesa non come semplice sentimento di pietà, ma come forza trasformativa, un motore rivoluzionario capace di riscrivere i paradigmi del sentire umano.
Questa indagine concettuale si inserisce organicamente nel programma di Flashback Habitat, un ecosistema culturale che promuove il dialogo tra arte, vita, memoria, spiritualità e impegno civile, creando un fertile terreno per la nascita di nuove narrazioni e per la rielaborazione del nostro rapporto con il mondo.
In un’epoca segnata da crescenti divisioni e da un diffuso senso di chiusura, la compassione emerge come l’apertura più audace, un atto di coraggio che ci invita a confrontarci con la nostra vulnerabilità, a riconoscere nell’alterità la stessa aspirazione a giustizia, pace e bellezza.
Come sottolinea Bulgini, l’arte di Fazari, e il progetto Flashback Habitat nel suo complesso, si configurano come spazi di accoglienza, dove la differenza non è un ostacolo, ma una ricchezza da celebrare, un punto di partenza per costruire ponti e per coltivare un futuro più umano e inclusivo.
L’installazione, dunque, non è semplicemente un’opera d’arte, ma un invito all’azione, un appello a riscoprire la nostra capacità di empatia e a riconnetterci con la nostra comune umanità.