Il ciclo “Dialoghi sulla Vita”, giunto alla sua seconda edizione a Casa Faro, si configura come un’esplorazione coraggiosa e profonda dei territori più delicati e complessi dell’esperienza umana.
Piuttosto che una semplice rassegna di temi, si propone come un viaggio intellettuale e emotivo, un’occasione per interrogare i nodi fondamentali che plasmano l’individuo e la collettività.
L’orizzonte di questi otto incontri si estende dalla filosofia all’arte, dalla psicologia alla riflessione civile, mirando a illuminare le zone d’ombra che spesso la società preferisce ignorare.
La genesi di questa iniziativa affonda le radici nella presa di coscienza della transitorietà dell’esistenza.
La mortalità, lungi dall’essere un tabù, emerge come catalizzatore di una riflessione etica che invita a una cura radicale, non intesa come onere, ma come espressione di una responsabilità profonda e di una leggerezza che sgorga dalla consapevolezza.
È una leggerezza che non banalizza il peso della vita, ma lo abbraccia nella sua interezza, con tutte le sue contraddizioni.
Il percorso dei “Dialoghi sulla Vita” si apre con un’indagine sull’evoluzione dell’amore, un sentimento che, pur rimanendo archetipo universale, si ripresenta in forme mutate dalla complessità del nostro tempo.
A seguire, si affronterà la sfida della genitorialità in un contesto globale caratterizzato da incertezze e disorientamento, esaminando le dinamiche che influenzano la crescita dei figli.
Il corpo, inteso non come semplice involucro fisico, ma come luogo di identità, di percezione del limite e di espressione della soggettività, sarà oggetto di un’analisi che ne esplora le molteplici dimensioni.
La cura, non solo in senso medico o assistenziale, ma come ethos che permea le relazioni umane e il rapporto con l’ambiente, sarà il fulcro di una riflessione che invita a ripensare il nostro ruolo nel mondo.
Il ciclo prosegue con un esame critico del patriarcato, non come costrutto storico ormai superato, ma come sistema di valori e comportamenti interiorizzati che continuano a influenzare le relazioni di genere.
La solitudine materna, spesso silenziata o banalizzata, emerge come esperienza complessa e dolorosa, meritevole di attenzione e comprensione.
L’invecchiamento, anziché essere percepito come un declino inevitabile, sarà affrontato come un’opportunità di crescita personale e di saggezza.
Infine, l’incontro conclusivo, dedicato al suicidio, si propone di rompere il tabù che lo circonda, offrendo uno spazio di ascolto, di riflessione e di ricerca di senso di fronte a una perdita apparentemente inspiegabile.
L’obiettivo è creare un dialogo costruttivo che possa contribuire a prevenire e a comprendere un fenomeno spesso avvolto nel silenzio e nella vergogna.