Il Vangelo di Giuda, l’opera prima di Giulio Base, emerge come un’esplorazione audace e complessa, un’immersione coraggiosa nelle profondità dell’animo umano attraverso la figura controversa dell’apostolo traditore.
Il film, presentato in anteprima mondiale fuori concorso al Festival di Locarno e distribuito da Eagle Pictures, non si propone come una mera riproposizione narrativa degli eventi evangelici, bensì come un’indagine psicologica radicale, un tentativo di umanizzare una figura storicamente demonizzata, proiettando l’ombra del suo destino su una riflessione più ampia sulla colpa, il rimorso e la redenzione.
Base, con una scelta registica peculiare, rinuncia a mostrare il volto del protagonista adulto, optando per un approccio in soggettiva.
Questa scelta stilistica, sostenuta da un cast di talento che include Giancarlo Giannini (voce narrante in italiano) e Rupert Everett, crea un’esperienza immersiva, permettendo allo spettatore di accedere direttamente al flusso di coscienza di Giuda, senza filtri o interpretazioni esterne.
I dialoghi, ridotti all’essenziale e recitati in aramaico, amplificano questa sensazione di estraniamento, focalizzando l’attenzione sui pensieri interiori del personaggio.
Il film introduce elementi inediti e destabilizzanti nella ricostruzione della vita di Giuda.
Lo presenta come figlio di una prostituta, cresciuto in un ambiente degradato e segnato dalla violenza, un’infanzia traumatica che lo porta a compiere un omicidio per autodifesa.
Questa biografia pregressa, lontana dalla retorica religiosa tradizionale, offre una possibile chiave di lettura per comprendere le sue successive azioni, proponendo una lettura critica delle radici del suo tradimento.
L’abbandono del bordello per seguire Gesù non è un atto di fede, ma un tentativo disperato di fuggire da un passato ineluttabile, un’illusione destinata a infrangersi contro le disillusioni del mondo.
“Voglio che il pubblico si interroghi sulla propria umanità,” spiega Base.
“Giuda non è un mostro, ma uno specchio in cui ognuno di noi può riconoscere le proprie debolezze, i propri fallimenti.
Il tradimento non è solo un atto di inganno, ma una forma di auto-tradimento, un errore di giudizio, una rinuncia a sé stessi.
“L’opera di Base giunge in un momento delicato per il regista, impegnato anche nella direzione del Torino Film Festival, un incarico che ha generato polemiche per questioni di budget e per la nomina della moglie, Tiziana Rocca, a consulente.
La reazione di Base alle critiche, una risata consapevole, rivela un approccio pragmatico e una profonda fiducia nel valore del dibattito critico, elemento imprescindibile per la crescita e l’innovazione nel panorama cinematografico.
“Il cinema,” afferma Base, “deve provocare, disturbare, mettere in discussione le certezze.
Non si può accontentare tutti, e questo è un bene.
“