La metamorfosi di Gregor Samsa, racconto simbolo dell’angoscia esistenziale, si dissolve e si ricompone in una nuova, intensa declinazione scenica.
Dal 14 al 15 novembre, Casa Fools – Teatro Torino Vanchiglia ospita lo spettacolo firmato da Stéphanie Slimani e interpretato da Killian Chapput, un’opera che trascende la mera trasposizione teatrale per divenire un’esplorazione fisica ed emotiva delle profondità dell’alienazione umana.
Piuttosto che affidarsi alla narrazione verbale, lo spettacolo opta per un linguaggio corale di corpo, suono e voce fuori campo, creando un’esperienza immersiva che coinvolge lo spettatore in un viaggio intimo e perturbante.
Il letto, elemento centrale del racconto kafkiano, non è semplicemente un arredo, ma un fulcro simbolico: un rifugio che si trasforma in una prigione, un luogo di riposo che diviene guscio protettivo e, al contempo, barriera invalicabile.
La scenografia, essenziale e primordiale, si articola attorno a un paesaggio sonoro costruito su respiri, rumori ambientali e vibrazioni che amplificano l’intensità della performance.
Killian Chapput, solo in scena, incarna la metamorfosi con una potenza espressiva che sconvolge e commuove, rivelando la vulnerabilità che si cela dietro la forza dell’essere umano.
La sua presenza, pur isolata, è costantemente pervasa da presenze invisibili, echi di un mondo esterno che lo osserva e lo giudica.
Slimani e Chapput scelgono di concentrarsi sull’essenza animistica della trasformazione, dissezionando la fragilità e la resilienza dell’individuo di fronte alle sfide del mondo contemporaneo.
Lo spettacolo non si limita a riproporre le tematiche kafkiane, ma le rielabora in chiave moderna, affrontando temi come l’estraniazione dal lavoro, l’isolamento sociale e l’individualismo esasperato, piaghe della società odierna.
L’atto performativo si configura quindi come un laboratorio emozionale, un terreno di indagine dove i confini tra l’umano e l’animale si sfumano, si sovrappongono, fino a fondersi in un’entità ibrida, inquietante e profondamente attuale.
Non è una rappresentazione della metamorfosi, ma una metamorfosi stessa, un processo di trasformazione che coinvolge attore e spettatore, aprendo una finestra sull’abisso dell’esistenza.







