Jacqueline Bisset e Torino: ricordi di un’epoca d’oro.

Ripercorrere le tappe di un’epoca, quella del cinema italiano che si confrontava con l’eccellenza internazionale, significa immergersi in un contesto sociale e culturale vibrante, dove l’arte cinematografica si intrecciava con la vita privata di figure iconiche.

Jacqueline Bisset, figura di eleganza e talento, rievoca con affetto il suo legame con Torino, città che ha saputo accoglierla e ispirarla durante le riprese de “La donna della domenica”.

Piuttosto che frequentare i salotti più mondani, legati alla famiglia Bruni Tedeschi, l’attrice conserva un ricordo vivido di una cena presso la residenza degli Agnelli.

Un ambiente raffinato, permeato da un’atmosfera di fascino e cordialità, che rifletteva l’opulenza e la vivacità della Torino dell’epoca.
La sua descrizione evoca un giardino rigoglioso, un’oasi di bellezza e serenità in contrasto con il fermento della città.

L’evento al Torino Film Festival, con la sala gremita di appassionati desiderosi di rivivere i momenti salienti del film, sottolinea il profondo legame emotivo che “La donna della domenica” ha creato con il pubblico torinese.
Bisset, accostandosi alla semplicità di chi si immerge nella condivisione di un’esperienza artistica, declina con un sorriso l’etichetta di “regina di Torino”, riconoscendo però la sua innegabile bellezza e il suo spirito unico.
La città, con i suoi portici storici, i caffè che hanno fatto la storia del cinema e l’eleganza innata dei suoi abitanti, ha lasciato un segno indelebile nel suo cuore.

Riflettendo sul set, Bisset rivela la sua esperienza con Luigi Comencini, un regista di profonda serietà e autorevolezza.
La sua abilità nel cogliere l’innocenza e la dimensione infantile, anche negli individui più maturi, si era manifestata anche con lei.

Ricorda con affetto Jean-Louis Trintignant, già suo amico, mentre descrive l’impatto di Marcello Mastroianni, figura già consacrata come stella internazionale.

La sua bellezza e fama, sottolinea, generavano un senso di timore reverenziale.
Nonostante la barriera linguistica, che la rendeva incapace di comprendere l’italiano, Bisset confessa un misto di speranza ed esitazione, una sensazione amplificata dal fatto di non aver mai letto il romanzo di Fruttero e Lucentini che ha ispirato il film.

L’esperienza sul set, però, si rivela arricchente, un percorso di crescita e di scoperta.

Il tributo del pubblico, che si concretizza in un lungo e sentito applauso, quasi una vera e propria standing ovation, testimonia la gratitudine e l’affetto che Torino continua a nutrire nei suoi confronti.
Un riconoscimento che va oltre il semplice ruolo di attrice, celebrando una figura che ha saputo incarnare l’eleganza, il talento e l’amore per l’Italia.

L’auspicio di Jacqueline Bisset di poter trascorrere più tempo in Italia, dedicandosi allo studio della lingua e immergendosi nella sua ricchissima eredità culturale, suggella un legame profondo e duraturo.

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