La sala è gremita, l’aria vibrante di un’attesa palpabile.
La terza e conclusiva stagione de “La Legge di Lidia Poët” ha ufficialmente terminato le riprese, un capitolo cruciale nella storia della prima donna ad accedere all’Ordine degli Avvocati in Italia.
Matilda De Angelis, con una forza interpretativa sempre più intensa, riabbraccia il ruolo di Lidia, un personaggio divenuto icona di coraggio e indipendenza, una figura che incarna l’aspirazione a un cambiamento sociale profondo.
La serie, prodotta da Matteo Rovere per Groenlandia (parte del Gruppo Banijay) e ideata da Guido Iuculano e Davide Orsini, conferma il suo successo su Netflix, ponendo l’attenzione su temi di attualità senza tempo.
Il cast, arricchito da nuovi volti, vede il ritorno di Eduardo Scarpetta, Pier Luigi Pasino, Sara Lazzaro e Gianmarco Saurino, mentre Liliana Bottone e Ninni Bruschetta si aggiungono al panorama interpretativo, apportando ulteriore profondità narrativa.
La regia, affidata a Letizia Lamartire e Pippo Mezzapesa, con l’aggiunta di Jacopo Bonvicini, ambisce a restituire un affresco storico vivido e complesso.
Il 1887 si apre con una nuova sfida: Enrico Poët, eletto deputato, si muove tra Roma e Torino al fianco di Teresa, impegnato nella battaglia per l’approvazione della legge che permetterà a Lidia di esercitare la professione forense.
Lidia, pur fiduciosa nel fratello, si trova a navigare in un mare di ambiguità, tormentata da una relazione segreta con Fourneau, un rapporto che trascende la semplice amicizia ma che lei rifiuta di formalizzare, consapevole delle implicazioni sociali.
La sua professionalità è messa a dura prova da un caso particolarmente delicato: un’amica intima, Grazia Fontana, è accusata di omicidio, e il processo, destinato a infiammare l’opinione pubblica, la costringe a confrontarsi con una realtà sconvolgente.
L’abilità di Fourneau, ora promosso alla Corte d’Assise, viene messa a repentaglio dalla necessità di dimostrare la colpevolezza di Grazia, mentre Lidia si impegna a difenderla, scontrandosi con un sistema giuridico ostile e con pregiudizi radicati.
Il ritorno di Jacopo Barberis a Torino, con la sua nuova compagna, offre uno sguardo esterno sull’evolversi degli eventi, una cronaca giornalistica che amplifica la complessità del caso.
Il processo Fontana si rivela un banco di prova non solo per Lidia e Fourneau, ma per l’intera società, un microcosmo delle disuguaglianze di genere e delle violenze domestiche.
La difesa di una donna vittima di abusi, che si è difesa con la morte, si trasforma in un’occasione per interrogare le fondamenta stesse della giustizia e della morale.
Mentre Enrico combatte a Roma per la riforma legislativa, Lidia si interroga sulla sua vera natura, combattuta tra l’attrazione per Fourneau e il desiderio inespresso verso Jacopo.
Il suo percorso di emancipazione si intreccia con la ricerca di un equilibrio personale, una sfida ancora più ardua in un’epoca in cui le donne erano relegate a ruoli marginali.
“La Legge di Lidia Poët”, nella sua ultima stagione, non offre solo un racconto storico avvincente, ma apre un dibattito cruciale sull’equità, la giustizia sociale e la possibilità di costruire un futuro in cui il diritto e la dignità umana siano valori imprescindibili.
La serie invita a riflettere sul coraggio di rompere gli schemi, sull’importanza di lottare per i propri ideali e sulla forza trasformatrice dell’amore e dell’amicizia.
La speranza, come un faro nella notte, continua ad illuminare il cammino verso un mondo più giusto e inclusivo.