“Muri di Barriera: Architetture della Memoria” è il titolo della collettiva promossa dall’Officina AdHoc, studio di architettura e design guidato da Enrico Fabbri, una riflessione coraggiosa e profondamente radicata nel tessuto urbano di Milano.
La mostra, curata con acume da Elena Radovix, non si limita a esplorare le complessità del quartiere di Barriera, spesso relegato a margine delle cronache cittadine per le sue difficoltà e contraddizioni, ma si propone di decostruire il significato stesso del muro.
Allestita in uno spazio postindustriale, un laboratorio dismesso in via Cervino 24, l’esposizione trasforma un luogo di abbandono in un palcoscenico intellettuale, dove l’architettura e l’arte si fondono in un dialogo inatteso.
I muri, tradizionalmente intesi come barriere fisiche e divisorie, vengono qui riabilitati, elevati a supporti narrativi capaci di accogliere storie silenziose, trasformazioni inattese e stratificazioni di memoria collettiva.
L’Officina AdHoc, con la sua visione olistica che intreccia persone, luoghi e oggetti, offre il contesto ideale per questa indagine.
Elena Radovix, curatrice della mostra, sottolinea come il muro, metafora pregnante della condizione umana, rappresenti un crocevia fondamentale tra l’individuo e il contesto urbano: è al contempo rifugio e confinamento, affermazione dell’identità e simbolo di separazione.
La mostra non è una semplice esposizione artistica, ma una vera e propria indagine socioculturale, che esplora il potenziale del muro come opera d’arte, archivio visivo e specchio delle dinamiche sociali che lo hanno generato e plasmato.
I sei artisti selezionati – Laura Berruto, Raffaella Brusaglino, Claudio Cravero, Bahar Heidarzade, Guido Pigni e Michele Rigoni – attingono a linguaggi diversi – fotografia, pittura, incisione, collage e installazione – per analizzare il muro in tutte le sue sfaccettature, fisiche e simboliche, creando un’esperienza immersiva che disorienta i confini tra le discipline artistiche.
L’approccio multidisciplinare è ulteriormente arricchito dalla presenza di video-podcast originali, realizzati dall’Officina AdHoc, che offrono uno sguardo approfondito sul percorso creativo di ciascun artista, permettendo al pubblico di entrare in contatto diretto con le loro intenzioni e ispirazioni.
Questi brevi documentari, della durata di circa 15-20 minuti, ampliano il significato dell’esposizione, trasformandola in un vero e proprio strumento di scoperta e comprensione.
“Muri di Barriera” si configura quindi come un’occasione unica per riflettere sul ruolo dell’arte e dell’architettura nel plasmare la nostra percezione del mondo e nel costruire nuove forme di connessione tra persone e luoghi.